
Quando ho chiamato Sonia Alvisi era amareggiata. Avvilita. Sfiduciata. Lei è (era) la coordinatrice delle donne democratiche di Rimini. Le militanti del Pd nazionale l’hanno attaccata perché in un suo intervento ha invitato chi ha subito molestie all’Adunata degli Alpini a denunciare. Nessuno minimizza. Ma se c’è una molestia va denunciata alle autorità competenti.Da danni la Alvisi si batte per le donne. Da anni studia le discriminazioni. Ma ora è stata costretta a dimettersi. In cuor suo non se la sentiva di andare avanti. “Lavoro costantemente tutti i giorni per le donne, ma stiamo scherzando?”, ha detto. “Visto che le argomentazioni da me espresse hanno destato un forte dibattito che può mettere in dubbio la serietà del mio impegno – ha chiarito in una nota – faccio un passo indietro per consentire le necessarie riflessioni”.
La sua colpa è stata quella di aver scritto, in riferimento alle molestie segnalate in Instagram, che “il social è spesso veicolo di informazioni approssimative e fuorvianti”. E “rivolgersi all’autorità è l’unico strumento valido, vero ed efficace”. In più si rischia di gettare “un inaccettabile discredito verso un Corpo dal valore riconosciuto e indiscusso del nostro Esercito”. Dinanzi a queste parole apriti Cielo. Non si può più dire nulla. E chi esprime un pensiero intelligente o si riserva il diritto di pensare viene messo a tacere. Per la sinistra sei libero solo se sei come loro.
Cecilia D’Elia, portavoce delle donne dem ha detto: “La sua presa di posizione come portavoce delle donne democratiche di Rimini non rispecchia in alcun modo gli orientamenti e le battaglie delle donne democratiche e del Pd”. Quali sarebbero gli orientamenti del Pd? Che denunciare non va bene perché la violenza è un fatto intimo e privato e ci vuole coraggio, e invece riversarlo al mondo sul web sì? Che “per intervenire sulle molestie degli alpini non servono le denunce?” L’ha detto Elly Schlein, vicepresidente Emilia Romagna. Roba da roghi delle streghe. “Ma di che parliamo – ha detto Elena Donazzan, assessore regionale all’Istruzione in Veneto – se mi fischiano dietro io sono contenta”.
“Io ci vedo un brutto e cattivo disegno contro gli Alpini – confida la Donazzan a Libero – che parte da Michela Murgia che aveva detto che il generale Figliuolo la inquietava per la divisa. Poi questa aggressività per la legge sulla Giornata per il Sacrificio Alpino. E questa associazione militante di sinistra femminista che già a Trento aveva raccontato di centinaia di molestie e poi aveva chiesto scusa. Io li conosco gli Alpini. Sono 30 anni che faccio adunate e non mi è mai capitato nulla. Cantare o fare un giro di valzer non l’ ho mai considerato volgare”.
Ora la Cgil Veneto vuole toglierle la delega alle Pari Opportunità. “Certo. E cosa dovrebbe essere un assessore? Una fustigatrice di uomini? Devo dire a tutti gli Alpini di abbassare lo sguardo quando vedono una donna? Che tutti gli Alpini finiscano sul banco degli imputati per me è inaccettabile”.
La prossima Adunata sarà a Udine nel 2023. Ma la petizione su Change.org attivata dalle femministe per sospendere le Adunate per due anni, e giunta a oltre 19 mila firme, rischia di farla saltare. Se non c’è il covid. Ci sono loro. In 93 anni tutto sto bailamme non era mai successo. Proprio quest’anno poi in cui gli Alpini festeggiano i 150 anni di fondazione del loro Corpo. Era il 15 ottobre 1872. A Napoli per l’occasione Ana e Comando Truppe Alpine Esercito si riuniranno in un grande evento. Chissà se le femministe riusciranno a mettere la pezza pure su questo.
Serenella Bettin
