
La bestemmia in faccia all’Alpino che sorride, quella va bene. Tra i video posti a testimonianza delle molestie che sarebbero avvenute a Rimini lo scorso weekend, alla 93 esima Adunata degli Alpini, ve ne sono alcuni che destano un certo imbarazzo. Si vedono gli agenti di polizia locale pattugliare la strada, un alpino sorridere a chi sta girando il video – una ragazza – e questa signorina bestemmiargli in faccia.
Non ci sono manate che partono, lingue in bocca, palpate, succhiotti sul collo. Non si vedono ragazze accerchiate come era accaduto in piazza a Milano la notte di Capodanno, reati per i quali le femministe se ne sono state ben zitte. Dai video che girano su Telegram non si vede assolutamente una mazza. “Ciao a tutt* – scrive con l’obbrobrioso asterisco, M… che manco compare col nome – vi mando alcuni video girati sabato sera in centro da due mie amiche entrambe minorenni, sono la minima parte di tutti quei fischi e grida avvenuti senza essere ripresi”. La polemica è scattata venerdì scorso quando le attiviste di “Non una di meno Rimini”, hanno iniziato a postare in Instagram i racconti dei soprusi ricevuti dagli Alpini. Centinaia. Con tanto di appello a impedire nuove riunioni. La prima denuncia è arrivata ieri da parte di una ragazza di 26 anni.
Per l’occasione hanno attivato un canale Telegram dove ieri non hanno perso tempo a discriminare tutti quelli “no trans, no femminista”. Loro che non discriminano nessuno. Loro che siamo uguali tutti. Loro razzisti col diverso. “Attenzione ai nuovi ingressi”, scrive Alice. “Ma perché sta entrando gente né trans né femminista?”, scrive Scarlet. “Sta gente non può essere cacciata?”. Come sono aperti loro. Come sono inclusivi.
“Finché questa questa storia non avrà sufficiente rilevanza mediatica – scrive Aiden – dubito che qualche autorità prenda una posizione chiara”. E così hanno creato il motto “dagli all’Alpino”. Venerdì sera girava la foto: “Alpino molesto, se mi tocchi ti calpesto”. Ma per chi fonda le proprie battaglie contro la discriminazione, quando reclamano giustamente “non tutti gli immigrati sono delinquenti”, non è una bella figura far passare gli Alpini per pedofili.
Quando chiedo di parlare con alcune donne o ragazze che hanno subito molestie gravi, l’Associazione Non Una di Meno Rimini, dopo avermi chiesto per quale giornale scrivo mi risponde picche. Visualizza e manco risponde. Sabato mattina ha organizzato una conferenza stampa, una di quelle dove il rosa fiocca, e più che denunciare, si impegna a costruire la città transfemminista. Che roba sarà mai questa. Lunedì sera ha organizzato una chiacchierata conviviale a Piazza Cavour, come si organizzano gli aperitivi in piazza, per discutere sui fatti accaduti. “Abbiamo interrogato l’amministrazione pubblica nella speranza di ricevere una risposta decisa, di sentirci ascoltate e credute ma non abbiamo ricevuto altro che un banale “abbiamo avvertito gli organizzatori”, “si tratta di poche mele marce”, “bisogna rivolgersi alle forze dell’ordine e denunciare”. Vogliamo una città dove il benessere dei cittadini e delle cittadine è la prima preoccupazione, dove lo spazio pubblico è di tutte e tutti. Costruiamo insieme la città transfemminista”.
Occhio femministe che avete scritto prima cittadini e poi cittadine.
Dalla questura fanno sapere che denunce, almeno fino a ieri, non ce ne sono state. Nemmeno ai carabinieri. “Stanno incalzando – mi dice un militare che era lì presente – io non ho avuto il sentore di tutto questo”.
Le attiviste parlano di baci molesti, palpeggiamenti, lo schifo totale, “uno ha tentato di infilarmi la lingua in bocca”, “uno mi ha urlato “Bella figa”. “Un alpino ha provato a leccarmi”. “Uno ha mimato un atto sessuale mentre prendevo le ordinazioni al tavolo”.
Gli Alpini? Ma gli Alpini che conosciamo noi sono quelli che quando ci sono alluvioni, terremoti, morti, arrivano sempre. Non sono un corpo militare. Sono parte dell’identità nazionale. Se in giro ci sono i rozzi non è colpa degli Alpini. Anche alla festa del Prosecco di Valdobbiadene volano commenti. A Trento nel 2018 era accaduta più o meno la stessa cosa. Le femministe poi impaurite dalle denunce – ritirate – degli Alpini per calunnia, chiesero scusa in ginocchio.
Serenella Bettin



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