
“Vorresti venire in Italia?”.
“No. Non voglio venire in Italia”.
Tra i desideri dell’essere umano c’è anche quello di rimanere ancorato al proprio Paese.
Prendete una mattina per esempio. Siete lì che inzuppate il biscotto dentro al caffellatte. O siete lì che vi alzate. Mettete su il bollitore. La moka. Il caffè. E vi chiama vostro padre dicendovi che comincia la guerra e che dovete scappare. Ve ne andreste dall’Italia?
Oggi ho fatto una chiacchierata, da donna a donna, con questa ragazza Khrystyna Makar, 22 anni. Web designer. Laureata in Filologia della Lingua italiana.
“Quel giorno quando è cominciata la guerra mi sono svegliata alle sei – mi ha detto – mio padre mi ha telefonato e mi ha detto che dovevo scappare perché cominciava la guerra.
Già i giorni precedenti il Governo ci aveva detto che dovevamo prepararci uno zaino con tutte le nostre cose. E così ho messo dentro tutto quello che poteva servirmi. I documenti. L’acqua. Alcune cose calde. E il mio Notebook. C’è ho tutto”.
Lei, il suo ragazzo e una sua amica scappati e si sono rifugiati nella stazione della metropolitana.
“Ci siamo portati via dei panini per mangiare ma non credevamo di dover rimanere lì anche la notte del giorno dopo”.
Nella sua casa non ha più fatto ritorno.
“Nella casa dove vivo – vivevo… mi dice sorridendo – non sono più tornata. È stato terribile. Perché ci sono state esplosioni forti vicino a Kiev. Ora sono in un posto più tranquillo”.
Gli ucraini che cercano riparo sono milioni. Ci sono donne. Uomini. Bambini. Madri che tengono in braccio neonati. Donne che trascinano valigie. Borse. Masserizie. Anche i bimbi si fanno forza. Ci sono uomini che partono per andare al fronte. Padri. Figli. Anziani disperati in cerca di aiuto.
Rifugi che di notte e di giorno si riempiono, con sopra la testa un soffitto di calcestruzzo, restando lì nell’attesa che qualcuno manovri le fila della Storia.
I profughi in fuga sono mezzo milione. Ma potrebbero essere molti di più. Non tutti se ne vogliono andare. Molti cercano di raggiungere il confine con gli altri Paesi. Romania. Polonia. Moldavia. Bratislava ha dichiarato lo stato di “situazione straordinaria” e l’Onu dice che i profughi potrebbero diventare 5 milioni.
Più guardo queste scene, più non riesco a togliermele dalla mente.
E mi chiedo che senso abbia. Io dannatamente convinta che potessero rimanere nei libri di storia.
#sbetti


