“Stai sulla Salaria?” Se non è più ammesso chiedere di coprirsi. In giro è un porcaio

Ho letto che una professoressa di Roma è stata linciata perché avrebbe chiesto a una sua alunna se stava sulla Salaria.
La Salaria per chi frequenta Roma – ma non ci vuole un genio per capirlo – è la via delle mignotte e di quelli che a mignotte ci vanno.
Ossia di quelle che la danno via come il pane, a volte non perché lo vogliano.
Ora sinceramente, da donna, non vedo cosa abbia detto di male la professoressa. Dato che nella società attuale si sono persi tanti filtri e pudori e quindi mi meraviglio di quei giovani recalcitranti incapaci di accettare un commento di fuori, a meno che non rientri nei loro ranghi.
Siccome però ci è ancora consentito commentare, io commento che in giro è un porcaio.
Quando andavo al liceo a Treviso, se qualcuna indossava la minigonna troppo corta, qualche professore se ne usciva con la battuta: “Non siamo mica sul Terraglio”. Il Terraglio come la Salaria è la via di quelle che la danno via come il pane, a volte non perché lo vogliano, solo che sul Terraglio le “battone” ci stanno anche di giorno. Del resto le mignotte esistono perché qualcuno ci va. Ma tornando al discorso della prof, me la immagino la classica prof di Roma, stile bagni Ostia Lido, che con accento romanesco e quasi cagnesco, con quell’accento che allunga le O e ti spalma le A, ti dice: “Aho!!! Che stai su la Salaria?”.
Ai miei tempi nessuno mai si sarebbe sognato di chiamare la CIA, l’esercito, i caschi blu, i radical chic, le forze dell’ordine, i giornalisti, per un commento del genere.
Anche una volta all’Università, al mio primo esame, Facoltà di Giurisprudenza, Padova – una di quelle che se non hai le palle te le fa venire – alla tipa che stava prima di me il professore le chiese gentilmente se poteva togliersi il piercing dal naso perché non era consono a una seduta d’esame. Nessuno chiamò i giornalisti, l’Ansa, Sky Tg 24, i parlamentari, i senatori, il rettore, il cane e il gatto. Semplicemente la tipa tornò al posto, si tolse il piercing e andò a sostenere l’esame. Poi siccome non ricordava na mazza. La bocciarono. Ma non avrebbe ricordato nemmeno se avesse avuto il pendolo al naso. (Io ho il piercing premetto).
Ora non capisco perché tanto clamore. Sono andata a guardarmi la pagina Instagram della scuola di questi ragazzi e ho capito che sarà l’ennesima protesta usata per non fare scuola e perdere tempo. I collettivi. Le assemblee. “Domani venite prima ci organizziamo per decidere cosa fare in merito ai gravosi fatti successi oggi”. “Vestitevi contro il dress code e portate cartelloni sul tema”. “Oggi alle 21.30 riunione su zoom per capire come muoverci”. “Non resteremo in silenzio”. “Atti del genere sono inaccettabili. Chiediamo un intervento immediato della scuola”.
Cose così destrutturate senza senso, con ancora i denti da latte, fatte per perdere tempo. Dove sembra sia successo chissà quale avvenimento e invece non è successo un fico secco. Una volta si rideva per un commento del genere. Si passava via.
Del resto ci vuole l’abito. Se vai a fare un esame o un’udienza o se vai in televisione non ci puoi andare con i calzoni corti, i bermuda, le infradito, vestito da “Ciao Bello, tu sei mio fratello”.
Siamo arrivati al punto in cui una professoressa non può chiedere a una ragazza di coprirsi, e un professore viene bersagliato perché si rifiuta di fare lezione ai maschi in gonna.
Vi rendete conto vero di che razza di dementi siamo diventati?

#sbetti

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