
Dove sono i nostri progressisti? Dove?
Dove sono quelli che alle case hanno appese le bandiere tinte arcobaleno.
Siete italiani solo quando vi fa comodo. Adesso tutti con il tricolore. Sovranisti che non siete altro.
La scena dei giocatori inglesi che si tolgono la medaglia dal collo come a dire: “che roba è questa, questa non è roba nostra, non la voglio, via schifo”, è una scena esecrabile che non si può vedere.
Gli italiani non lo avrebbero mai fatto. La medaglia qualunque sia il gradino del podio è una onorificenza che merita rispetto. In quella circonferenza d’oro, d’argento o di bronzo stanno racchiusi anni di storia, di valori, di tradizioni. C’è chi la medaglia se l’è macchiata col sangue e ci ha rimesso la vita.
Del resto quando si dice che il calcio è politica. Il calcio è anche politica. Arrigo Sacchi diceva che il calcio è la cosa più importante delle cose non importanti.
E aveva ragione.
Ma in tutto questo mi chiedo che fine hanno fatto i politicanti del politicamente corretto, i progressisti, quelli che non perdono tempo a farti vedere quanto l’Italia sia un Paese di merda e che è meglio andare all’estero, perché all’estero ti puoi sposare con qualcuno del tuo stesso sesso, puoi comprare un embrione congelato, puoi fare un sacco di cose, lavorare anche in nero nel ristorante in centro a Londra e dire che sei chef manager top restaurant dei miei stivali, perché farlo in Italia ti veniva male, che ti avrebbero scambiato con le pezze al culo.
Gli altri Paesi ci danno lezioni di Bon ton e di diritti umani e di bontà e di umanità ma il gesto di togliersi la medaglia è quanto di più inelegante è disgustoso e riprovevole che un giocatore di una nazionale possa fare.
Peggio ancora di una testata contro un avversario.
Per non parlare poi di quelli che ci dicono che siamo razzisti perché nella nazionale non abbiamo giocatori di colore.
Che pena fate.
“Nessun nero in squadra – hanno detto i francesi. Razzisti”.
Sì.
Sono quelli che al fronte a Ventimiglia respingono i migranti a suon di baionette.