Ricoprire un ruolo solo perché hai la patatina

Mi provoca un certo imbarazzo sapere di ricoprire un ruolo solo perché ho la patatina e non il pisellino.
Insomma ieri mattina una mia cara amica mi manda questa foto e mi scrive: “Perché il posto di un uomo intelligente dovrebbe essere lasciato a una donna che si prende il suo, solo in virtù di una quota?”.
Io le rispondo: “Perché le donne sono inferiori”.
Ora non so voi. Ma a me non piacerebbe tanto ricoprire un ruolo o avere una carica solo perché quella volta sono nata femminuccia anziché maschietto.
Perché la trovo una mancanza di rispetto assoluta nei confronti dell’essere donna che inferiore non è ma semplicemente diversa.
E mi compiaccio che ancora ci sia gente che crede che sia giusto affidare un incarico alle donne in virtù di quote rosa.
Poi proprio la Vezzali. Che si è fatta il mazzo. Il culo quadro. Che ha sputato sangue, che ha snocciolato ore di addestramento fisico, mentale, che ha accumulato tensione, pressione e che ora cavalca il motto della parità di genere.
Cioè la donna non è un essere inferiore, un animale in via di estinzione, che ha bisogno di essere accompagnato e raccomandato sempre e comunque.
Nascondersi dietro al muro della parità di genere per avere un posto nel mondo, solo perché quella volta sulla carrozzina c’era la ciocca rosa anziché azzurra, non la trovo una cosa molto onorevole e tanto meno gratificante.
Provocherebbe in me un continuo peregrinare chiedendomi se il posto che ricopro me lo sono guadagnato o se me l’hanno dato perché ero simpatica e ho fatto quattro falsi sorrisi.
Ci sono donne che capiscono quando è il caso di ridere e stare al gioco.
Detto questo io non riuscirei mai a indossare i tacchi, mettere il rossetto, entrare in un posto di lavoro, e sapere che quell’incarico mi è stato assegnato solo perché mi chiamo Serenella e non Serenello.
Ci sono donne che hanno scritto la storia delle istituzioni, enti, che hanno contraddistinto e portato in alto il Paese dal punto di vista culturale scientifico sociale senza quote rosa o altre corsie preferenziali da gambe tipo Telepass.
E sono donne che la mattina si svegliano e si danno da fare. Sono donne che combattono contro il tempo e lottano per quello in cui credono.
E il posto o l’incarico che ricoprono non deriva da un cromosoma XX anziché XY.
Il presidente del Senato, Elisabetta Casellati è una donna e non in virtù di tante quote rosa.
L’ex vice presidente dei deputati di Fi, Mara Carfagna, ora ministro, è una donna.
Marta Cartabia, giudice della Corte costituzionale, ministro della Giustizia, una carriera brillante, vita specchiata, è una donna.
La campionessa mondiale di Karate che avevo intervistato, Sara Cardin, è una donna.
Samantha Cristoforetti, prima donna italiana negli equipaggi dell’Agenzia Spaziale Europea è una donna appunto.
Il rettore dell’Universita di Padova da poco eletto, Daniela Mapelli, è una donna.
Laura Ramaciotti, rettore dell’Università di Ferrara, anch’essa da poco eletta, è una donna.
La prima donna presidente di un circolo velico ultracentenario di Napoli, Luisa De Gregorio, è una donna.
La prima presidente donna di una federazione del Coni, Antonella Granata, è una donna.
Colei ha segnato la storia del giornalismo italiano, Oriana Fallaci, era una donna. E all’epoca non c’erano tante quote rosa.
Tina Anselmi, prima donna ad aver ricoperto la carica di ministro della Repubblica Italiana, era una donna.
Nilde Iotti, prima donna eletta presidente della Camera nel 1979 era una donna.
Maria Montessori, prima donna a laurearsi in Medicina in Italia, era una donna.
E potrei andare avanti fino a mattina.
Ora. Scusate. Ma queste sono tutte donne che nella vita si sono fatte il mazzo tanto.
Aspettare di avere un posto nel mondo in virtù della patatina, lo trovo alquanto svilente oltre che mortificante.

#sbetti

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