Saman è vittima di chi predica integrazione

Ma quale integrazione. Ma quale. Ma non ci credete nemmeno voi alle nullaggini che dite.
Ma Letta poi. Letta. Enrico Letta
Letta che tanto si è prodigato per indossare la maglia della Open Arms, perché stavolta non spreca mezza parola e indossa la maglia con il volto di Saman?
Perché?
Perché non lo fa?
Mi chiedo se chi predica integrazione, sappia mai cosa predicano queste persone e come vivono. Per chi aderisce alla Sharia, la legge del Corano, quelli dell’islam violento, ecco per questi la Sharia è considerata legge fondamentale. Non esiste altra legge superiore. Non esistono le nostre leggi.
Non esiste deroga. Non esiste eccezione. Non esiste concessione.
Chi si ribella muore. “Sposati con chi ti dico io o t’ammazzo”.
Ma soprattutto mi chiedo se chi predica così tanta integrazione e si straccia le vesti per migranti e navi umanitarie finanziate da buonisti, Anpi, talebani dell’accoglienza e quant’altro, abbia mai veramente parlato con queste persone, con quelli del fanatismo religioso, se sia mai stato in mezzo a loro.
Se abbia mai provato a vedere gli occhi di quelle donne e vederle che non spiaccicano mezza parola perché a 19 anni “non potevo imparare la lingua”. Perché appena vedono che ti stai formando. Che stai crescendo, prendono e ti rinchiudono.
Devi stare dentro al perimetro delle regole del loro fanatismo religioso e sposare i i rami del loro albero genealogico.
Ci sono i padri che vanno ai colloqui con i professori perché le madri non ci possono andare. Se una donna tenta di vivere all’occidentale come aveva detto Saman al suo fidanzato, “la soluzione è farla fuori”.
Saman l’hanno fatta sparire perché si era opposta a un matrimonio combinato. Uno di quei duemila l’anno che combinano queste famiglie per le loro figlie. Sono ragazzine di quindici anni date in spose ai cinquantenni.
Quando nasci sei già predestinata a qualcuno. Avevo conosciuto una bambina una volta. Era cresciuta qui in Italia. Quando era diventata matura l’avevano rispedita in Bangladesh perché doveva sposare un ricco del Paese. Era tanto carina. Bellina. Aveva anche il bindi stampato in fronte. Rosso come il fuoco. Rosso come l’amore. Rosso come il dolore che provava quando se n’è dovuta andare. “L’hanno data in sposa”, ti diceva la gente del paese. Orribile.
Saman Abbas era tornata forse a casa perché rivoleva i suoi documenti. Quei documenti le sono stati fatali. È stato forse lo zio a strangolarla. Mentre altri due la tenevano ferma. I cugini. Tutti indagati per concorso in omicidio.
Un’esecuzione che porta il nome dei suoi stessi cari.
Nel video si vedono tre uomini. Uno con una pala. Uno con un piccone e uno con dei sacchetti di plastica. Finito tutto, il cugino in una chat avrebbe scritto: “abbiamo fatto un buon lavoro”.
Il buon lavoro probabilmente è Saman morta. Il buon lavoro forse è Saman morta ammazzata. Il buon lavoro è Saman che non si trova. Il buon lavoro forse è Saman interrata nei campi. Forse a pezzi. Come fosse mangiare per gatti. Un rifiuto. Un essere da eliminare.
Se sei donna e vesti all’occidentale ti guardano come se fossi un insetto da schiacciare. Una volta mi ero intrufolata in una moschea. C’era da avere paura.
Saman aveva provato a ribellarsi. Aveva provato a denunciare. Ma non c’è stato verso. In queste cose, complice un sistema che tradisce queste donne e le fa arrivare in Italia e poi le abbandona, e complice un sistema ipocrita e razzista tale per cui se denunci queste cose passi dalla parte del torto perché islamofobo o chissà che altro, ecco complice queste cose ci deve sempre scappare il morto. Del resto troppo per loro. Selfie, facebook, foto davanti lo specchio, jeans strappati e rossetto.
Ma in tutto questo.
In tutto questo mi domando. Letta, le femministe tutte, tutti quei buonisti che predicano integrazione giocando con la vita degli altri, dove sono?
Dove?
Del resto. Non puoi biasimare qualcuno per la mancanza di spessore e fibra morale.

#sbetti

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