
Dal diario di Facebook del 22 aprile 2018
Spilimbergo. Con la valigia sempre ai piedi del letto! È destino che il Friuli e la #Libia tornino sempre in me.
E io me li ricordo quei giorni in caserma a L’Aquila. Rimasi lì dentro per dieci giorni. Stavo facendo il corso per partire per zone di crisi. Sì le zone di crisi. Quelle dove non è comodo rimanersene a casa propria. Quelle che qualcuno dovrà pur raccontare.
Allora mi ricordo di quei giorni in caserma. Al 9*reggimento Alpini, Caserma Julia. E ci si svegliava al mattino presto. Con le sirene dei camion che passavano tra gli alloggi. E poi si faceva l’Alzabandiera. Alle 8 tutti sull’attenti. E poi si faceva colazione. E si salutava. Quando si entrava nel bar della caserma si salutava. Si diceva “Buongiorno”. “Buongiorno”. E durante il giorno quando si incontrava qualcuno si salutava sempre. “Buongiorno”. “Buonasera”. “Permesso”. “Scusi”. “Grazie”. Anche se la sera ci si trovava nei locali a bere una birra durante il giorno, come di sera, si aveva rispetto. Rispetto. Una parola che oggi manca. E poi durante il giorno la giornata era scandita da lezioni, esercitazioni, allenamenti. Allora adesso mentre guardavo il tricolore risalire per l’Alzabandiera, mi sono ricordata di quei giorni in caserma. E mi sono corsi i brividi lungo la schiena. E durante quel suono che ricorda i Caduti, sono rimasta fissa ferma immobile davanti quella bandiera. La nostra bandiera. E ho pensato che per un’Italia migliore farei fare a tutti un periodo di caserma. Forse saremo in grado di avere più rispetto per questa Italia che noi abbiamo reso così disgraziata.
#buonagiornatasbetti
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