
“A meno che non ammazzi la professoressa, tranquillo, quest’anno non vieni bocciato”.
L’altro giorno stavo in piazza. Stavo camminando, quando a un certo punto sento il vociare di alcuni ragazzini dietro di me. Sono in due. Sento il vento spostarsi per il loro avanzare. Erano in bici e sfrecciavano via veloci. I copertoni delle ruote si confondevano con l’asfalto e i pedali giravano a più non posso. Lo spostamento dell’aria, misto a quelle catene e ingranaggi, era percepibile, lo si sentiva tutto. Ragazzini a picco sul mare con un’estate davanti.
Ma il discorso nel mentre passavano l’ho sentito tutto. Uno dei due stava preoccupato perché a scuola ha alcune materie sotto. Si dice sotto quando in genere vai sotto il sei.
L’altro ragazzino gli diceva: “ma vai tranquillo, a meno che non ammazzi la professoressa, quest’anno sei salvo, lo dicono tutti”.
Interessante. Questa è la scuola ai tempi del covid. Questa è la scuola ai tempi di quelli che voi mentecatti politici da quattro soldi dite essere la fucina del futuro. Il nostro divenire. Investire sui giovani. L’innovazione. Il progresso. La didattica a distanza. Questa è la scuola che i giovani li vuole tutti una banda di sbandati e squilibrati che cannano le lezioni online, che fingono di non avere connessione, che sotto hanno ancora il pigiama e sopra una maglia messa al contrario in fretta e furia perché si sono svegliati cinque minuti prima che la lezioni iniziasse. Che quella campanella che suona a vuoto da mesi suonasse.
Questa è la scuola per la quale avete sempre fatto riforme, nuove norme, direttive, finanziamenti, progetti, mai condivisi, sempre illustrati e mai portati a termine.
Questa è la scuola che sforna i nostri mastri, che vuole insegnare la matematica, l’arte, la filosofia, la geometria, la storia, la geografia e non è capace di infondere sete, fame, voglia di sapere, di conoscere, di spaziare.
E la colpa non è sempre degli insegnanti. Anzi.
La colpa è di chi ha i genitori mentecatti che dicono ai figli che puoi anche fare a meno di studiare, tanto quest’anno ma chi se ne frega, ti danno il Nobel. La colpa è di questi sapientoni, come i coglioni che hanno imbrattato la statua di Indro Montanelli e di chi fa le riforme senza lavorare nel mondo della scuola. Di chi prende le decisioni ed è convinto che i ragazzi siano imbuti. Di chi non vuole rogne, problemi, incombenze e crede che l’unico modo per ovviare alla mancanza di didattica sia la videochiamata, la conferenza online, le lezioni in piattaforma, il distanziamento in plexigas, non capendo, che ci sono delle cose che nessuna tecnologia sostituirà mai. Il contatto. Il tatto. Lo sguardo. L’esperienza sensitiva. Il confronto. La fisicità. Il coraggio. La paura. Quella stizza che ti piglia il culo quando non hai studiato e la prof scorre il registro con il dito.
Anche quella ci vuole per imparare ad andare a scuola. Per farsela sotto e non cadere mai. Non quella che “stai tranquillo, a meno che non ammazzi la prof, quest’anno non vieni bocciato. Lo dicono tutti”.
Sì. Soprattutto gli asini.
#sbetti