
Oggi ho pianto. Ho pianto tanto. E me ne vado dalla festa dei Lettori del #Giornale lasciando un pezzo dell’anima. Allora l’altro giorno mi è successa una cosa. Sono ferma a scrivere un pezzo al bar dell’hotel Mioni Pezzato quando mi si avvicina un uomo. Aveva gli occhi contornati dalle pieghe del tempo. Gli occhi piccoli. Imbottigliati come biglie del colore delle bottiglie. Ce li aveva che scrutavano il mio essere quasi come volessi chiedermi qualcosa. Qualcosa di toccante. Qualcosa di intimo. Qualcosa di sacro. Gli occhi stavano incavati dentro a questa creatura di bassa statura. Dall’accento romano e dalla voce roca. Provava a spiaccicare qualche parola. Ma come fanno due quando si conoscono appena, mi si avvicina con tutto garbo e con tanto rispetto. E allora mi ronza intorno. Mi compare davanti. Poi fa un semicerchio del tavolo. C’avrà all’incirca ottant’anni quando prende coraggio e mi fa: “ha dedicato il suo libro a sua nonna. Brava”. Sì gli rispondo io. A mia nonna. “Ha fatto bene a dedicare un libro agli anziani”.
Allora mi sono stupita di come quell’uomo che aveva comprato il libro il giorno prima, mi si avvicinasse perché gli aveva colpito la dedica. Una dedica che molte volte non tutti guardano. A volte nelle librerie la gente compra i libri guardando tutto il resto. Guardando il contorno. Sfogliando il libro da cima a fondo.
Allora mi aveva colpito quest’uomo che c’aveva gli occhi piccoli piccolo incavati come biglie del colore delle bottiglie e che si è accorto che ho dedicato il libro a mia nonna. Così oggi. Oggi sono lì che faccio un pezzo. Seduta sul tavolino. Quando accanto a me si siede una signora. Accade così alla Festa dei Lettori. Le persone condividono momenti di confronto. Di conforto. Di gioia. Di riflessione. I lettori del Giornale stanno assieme ai giornalisti. E condividono quelle cose che leggi sempre nei giornali. Che leggi tutte le mattine ma che magari non hai modo di commentare. Magari non hai modo di vedere chi ha impresso la penna sul foglio di quel giornale che ti sta a casa sopra al comodino. Un amalgama tra lettori e giornalisti che rende solidi. Che fortifica. Che rende più forti.
Quante volte questi giorni ho scritto pezzi, in mezzo ai lettori. Ti aiuta a respirare. A sentire. A percepire cosa vogliono. Cosa cercano. Cosa non capiscono. Cosa non sei stato in grado di comunicare. E allora dicevo mi si avvicina una signora. Una signora che già avevo visto l’anno scorso. Che ho rivisto questi giorni ma che fino a oggi non avevo avuto modo di scambiarci due parole, due parole intime. Così la vedo. Sta seduta. Indossa una sciarpa di seta colorata rossa gialla e verde e una collana di tanti colori. Ai lobi c’ha due orecchini che sono perle e anche lei c’ha due occhi piccoli piccoli che somigliano a biglie e che sono del colore delle bottiglie. Allora mi si avvicina. Iniziano a parlare. Io sto scrivendo ma la ascolto comunque. E capisco che c’ha due nipoti. Poi capisco che ha avuto una vita vissuta. Che ha girato ovunque nel mondo. E così, abbandonando i tasti del tablet inizio a fare domande. Allora la signora c’ha 86 anni, c’ha tre figli, due nipoti, faceva l’insegnante, ha viaggiato tanto e quando vuole fare le cose prende e parte. È andata alle Canarie. Ora sta ad Abano Terme. Ha imparato a uscire e godersi la vita e apprezzare tutto quello che le è stato donato. Una signora che c’ha tanta forza dentro.
E allora mi sono stupita di questa signora che c’ha oltre ottant’anni e che gode immensamente dei momenti della vita. Che ha imparato a ricavarsi i propri spazi. Che ascolta. Che si informa. Che parla piano. Che riflette. Che parla lentamente. Che ascolta le conferenze. Che compra libri. Che ci tiene a sapere e a fare domande. E mi ha colpito sì. Perché poi. Poi a un certo punto, qualcuno si avvicina ai miei libri. Lei posa la mano sul tavolo. E al dito c’aveva un anello.
Un anello bello. Con una bella pietra. Gialla. Quasi dorata. Tendente al verde pistacchio. Un anello che tanto somiglia a quello di mia nonna. Anche lei con quell’anello. Quell’anello bello. Con una bella pietra. Gialla. Verde bottiglia. E allora sì.
A mia Nonna.
Per la sua grazia, la sua forza.
La sua Bellezza.
#sbetti


Scopri di più da Sbetti
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.
