
Scusate. Scusate. Scusate ma stiamo messi male sapete. Molto male.
Allora stamattina vado al bar a fare colazione. Come tutte le mattine. Sì insomma il mio caffè americano senza ingerire niente. Per assaporarlo tutto. Poi. Poi la sigaretta. Allora mi siedo. Prendo il Giornale. Ordino.
Ma non faccio nemmeno in tempo a bere, che leggendo questo pezzo mi va di traverso il caffè e sputo dappertutto. Insomma cosa leggo.
Allora leggo che oltre al titolo, già di per se inquietante, anche i dati sono altrettanto inquietanti. Insomma scopro che dal nuovo rapporto Ocse – Pisa, il programma per la valutazione internazionale dello studente, che ha messo alla prova ragazzi di quindici anni di 79 Paesi, per un totale di 600 mila studenti, ecco insomma in base a questo rapporto gli italiani hanno ottenuto un punteggio inferiore soprattutto nella lettura. Con l’aggravante inoltre che siccome non sono contenti di non capire un cazzo quando leggono, ecco hanno anche il record dei giorni di assenza e delle ore passate su internet. Alla faccia di tutti i vostri discorsi da rieducazione con cui pulircisi letteralmente il sedere. Alla faccia!
E insomma scopro che: il punteggio italiano è inferiore a Gran Bretagna, Francia, Germania, Paesi Bassi, Svezia, perfino la Polonia e la Slovenia ci superano. Poi che solo il 5% degli italiani raggiunge un livello alto di comprensione del testo. Aberrante. Terrificante. Il che vuol dire che il restante 95% quando legge non capisce una minchia. Che appena 1 su 20 sa distinguere i fatti dalle opinioni e sa trovare le informazioni da un testo scritto. Come giocare a Mosca Cieca praticamente o alla Caccia al Tesoro, poi ancora che 1 su 4 ha serie difficoltà a capire ciò che legge e che quasi 6 ragazzi su 10 fanno assenze ingiustificate e ad cazzum. In più 1 su 3 ha anche riferito che l’insegnante di italiano prima di cominciare a far lezione, passa una bella mezz’ora perché gli studenti si calmino.
Allora. Allora io non lo so con questo andazzo dove volete andare. Ma questi sono i vostri figli. Quelli che allevate. Quelli a cui date in mano un telefono senza dire loro cosa ci sta scritto. Senza dire che le notizie non si ricavano da Facebook. Senza dire che se un coglione pubblica qualcosa non deve per forza essere vero. Perché questo è il genio partorito da Facebook. Che ha dato diritto di parola a tutti. Tutti possono scrivere. Tutti possono dire la loro. Tutti possono attaccarti. Tutti possono far sapere al mondo come la pensano. Tutti. Ma proprio tutti. Anche quelli a cui io toglierei il diritto di voto e di procreazione. Allora dicevo questi sono i vostri figli. Quelli che avete messo al mondo. Quelli che tra qualche anno si interfacceranno con il mondo del lavoro. Questi sono il nostro presente. Il nostro futuro.
Damerini che escono dalle università pretendendo di sapere tutto solo perché hanno riempito le caselline del libretto in mondo giusto. Damerini che non si abbassano a fare le fotocopie perché loro sono laureati. Perché loro hanno il titolo di dottore. Perché loro hanno studiato. E hanno fatto gli esami. Presuntuosi. Arroganti. La gente crede che siccome c’ha un titolo in mano può permettersi di non leggere. Di non capire. Ora nemmeno di scrivere. Ti mando un messaggio vocale ti dicono. Ragazzini incollati ai telefonini che non sanno nemmeno se li stanno guardando per dritto o per rovescio. Ragazzi che non sanno leggere un testo. Che non lo sanno scomporre. Che non ricordano le parole. Che non sanno di cosa ma diavolo si stia parlando. Ragazzini iperattivi. Senza concentrazione. Senza passione. Senza calma né umiltà. Tutto subito. Sempre connessi. Sempre raggiungibili, mai disponibili. Ragazzini pieni invasi di parole che balzano di qua e di là. Instagram. Whatsapp. Snapchat. Telegram. E chi più ne ha più ne metta.
E ragazzini che se dai loro un libro da leggere non capiscono nemmeno il titolo. Perché ci hanno preso per ebeti. Ci hanno dato tutto. Ci stanno lobotomizzando il cervello. Creando mutanti. Senza ragione. E se non sai la strada c’è il navigatore. E se non sai fare i conti c’è la calcolatrice. E se non sai quanto hai speso c’è l’app che ti tieni i conti. E se non sai un prezzo c’è un app che te lo dice. E se non sai quando andare al cesso c’è l’app che te lo ricorda. App. App. App. App. App dappertutto. App per bere. App per mangiare. App per dormire. App per studiare. App per lavorare. App per sapere le condizioni meteo. App ovunque.
Perfino le app che ti ricorda quando cambiarti le mutande.
Eppure. Eppure dicono che leggono tutti. Le librerie sono piene. Gli scaffali anche. Scrivono tutti. Tutti che leggono. Ma io. Ma io, io mi domando cosa mai leggiate per arrivare al punto in cui uno su 4 capisce ciò che legge? Perché allora mi vien da pensare che i libri li usate come fermaporte. Forse lì rendono meglio. E perché l’altro giorno parlando con un amico gli ho detto che io non ho mai seguito nessuno se non me stessa. Cosa c’entra? C’entra che poi ti parlano di libertà. I giovani di oggi si riempiono la bocca di questa bella parola: libertà. Vanno nelle piazze come le sardine a innalzare striscioni, a battere pentoloni. Non capendo che se leggi un testo e non capisci un cazzo, non sarai mai libero. Nemmeno da te stesso.
Svegliatevi perdio! Svegliatevi!
#sbetti
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