Fare politica con il culo

Dal diario di Facebook del 18 giugno scorso

Ma io credo che la gente sia stanca sapete. Stanca. Da quanto sia stanca, credo che tra poco comincerà a cagarvi in testa.

E allora in questi giorni ho avuto modo di pensare. Di riflettere. Di mettere in fila i tasselli. Insieme i pezzi. E in tutto questo caos c’ho visto tanta finzione. Tanto opportunismo. Tanto arrivismo. Tanto “intanto arriviamo poi si vedrà”. E allora. Allora in questo ammasso di gente che non sa dove andare ho visto uomini senza palle, strafottenti, arroganti, indegni. Ho visto donne false, di quelle che ti fanno il sorriso, che vendono parole al vento, che si mettono in prima linea per avere una sedia. Per avere una penna. Per avere una mano alzata. Per avere anche loro un posto di comando. Un posto di comando nel mondo. Gente che la targhetta conta più della coscienza. Filibustieri. Corsari. Falsi. Arroganti. Arrivisti. Gente di quelli che la mattina si guardano allo specchio e si sentono soddisfatti per aver ancora una volta messo da parte gli elettori. E allora. Allora ne abbiamo viste di tutti i colori. Ovunque. Gente andata da sinistra a destra. Da destra a sinistra. Gente che passa di palo in frasca a seconda di dove tira il vento. Di dove volge la prua. Di cosa è più opportuno. Gente che non si riconosce più nei valori. Che siccome sa di non avere speranze volge lo sguardo altrove. Personaggi che prendono impegni e poi te li ritrovi spalmati sorridenti, con la foto venuta male, che ti voltano il culo per passare dall’altra parte. Per salire sul carro. Avete presente no? Un po’ come i bambini che alla sfilata dei carri mascherati per Carnevale vogliono salire sul carro più bello. Su quello più colorato. Su quello che più fa festa. Su quello che più fa casino. E così. Così si sale tutti sullo stesso carro. Tanto tira.

Perché poi. Poi ci sono quelli mosci. Molli. Quelli che le sere d’estate era cinema all’aperto con popcorn in prima fila e ora, ora stanno lì su, con la targhetta appesa alla giacchetta. Come sono piccoli gli uomini. Come sono accontentabili. Come fanno tutto pur di avere un ritorno. Pur di avere qualcosa in cambio. Egoisti. Non pensano che ai loro interessi. Perché poi funziona così. Poi prima gli uomini si fanno la guerra e poi come cani bagnati tornano. Ti si arruffianano. Ti si avvinghiano addosso alle calcagna e non te li scrolli di dosso. E poi. Poi ci sono quelli che non hanno né arte né parte, che stanno in politica da quando è nato Cristo, che non hanno chissà quale nome o valore ma che te li ritrovi sempre lì, lì, lì, lì cazzo lì, derisi da tutti, in mezzo ai piedi.

E sono quelli che la politica non sanno farla, che parlano a vanvera, che promettono e non mantengono. Quelli che si vogliono imporre. Quelli che usano il potere per sottoporre. E sono i caregari. Quelli che il sedere è diventato un tutt’uno con la sedia impagliata con il legno della scopa di saggina.

Sono quelli che pur di poggiare il sedere venderebbero l’anima al diavolo. E così. Così in questo mondo governato da gente ingovernabile abbiamo tutto. Abbiamo quelli che poggiano il culo. Che lo hanno appoggiato. E che continueranno a farlo. Abbiamo quelli che si fanno prendere per il culo. Quelli che ti ci prendono. Quelli che lo venderebbero. E poi. Poi abbiamo quelli che il sedere te lo voltano. E che credono che la politica, quella fatta bene, ecco non sia quella fatta con il cuore, con l’anima, con lo spirito di squadra, con l’impegno e la cura.

No ci sono anche quelli che credono che la politica migliore sia quella fatta con il culo. Perché in fondo. In fondo basta colpire la pancia, per andare di corpo.

#buonanottesbetti

#sbetti

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