In questi giorni ho seguito il matrimonio, che hanno definito matrimonio dell’anno – come se gli altri matrimoni fossero meno importanti per chi li vive – e ho osservato un tale sperpero e una tale dilapidazione e una tale ostentazione di ricchezza, che, in una città già martoriata di suo, non può far altro che far rabbrividire.
Un evento da trenta milioni di euro, con taxi a 400 euro l’ora, con 27 cambi d’abito da sposa in 72 ore, per celebrare le nozze di chi non riconosce altro dio all’infuori del Denaro e ha fondato un impero basato sulla desertificazione del commercio e sulla spremitura di corrieri che consegnano pacchi ogni undici minuti.
A Venezia per il matrimonio del sultano del commercio elettronico, Mr Jeff Bezos, e della giornalista televisiva Lauren Sanchez, è andato in scena un Carnevale fuori stagione, dove le maschere sono i i volti di chi si ostina a credere che il mare di lusso denaro e soldi, sia per Venezia cosa buona e giusta.
Il terzo uomo più ricco al mondo infatti, con un patrimonio di 215 miliardi di dollari, ha preso “possesso”, pardon non so come definirlo, di isole, chiese, arsenali, canali, canalini, canaletti, teatri, giardini, hotel, e chi più soldi ha, più ne spenda.
E così si è celebrato l’arrivo di capitan Bezos come fosse un salvatore della Laguna. Gli si è detto: “Venga Bezos, venga! Si accomodi pure nelle poltrone della nostra sciagurata e sventurata città – dalla maxi inchiesta del Mose è sempre peggio – venga. La accogliamo a braccia aperte, le prepariamo i fiori, gli arredi, i cicchetti veneziani, le prenotiamo gli alberghi, le affittiamo gli hotel, le suite, le limousine, le sale da pranzo e i locali notturni. Le facciamo trovare sopra i comodini gli asciugamani di seta e le essenze floreali. Le permettiamo di attraccare i mega yacht di lei e dei suoi invitati, lì dove la laguna si fa fragile e le bellezze architettoniche possono anche restare a guardare, e assistere impotenti dinanzi a quell’orgia di lusso che viene avanti”.
Il tutto in sfregio a Venezia e agli ultimi sopravvissuti dei suoi residenti che per pagare un affitto sono costretti a fare due lavori.
Il tutto in barba a Venezia e a tutti quei turisti poveracci, che durante l’anno racimolano qualche soldo per andare in Laguna, pagando da quest’anno la bellezza di 10 euro per l’ingresso – anzi chissà se gli invitati alle nozze faraoniche di Bezos pagano il contributo d’accesso – e poi magari vengono anche derubati dai borseggiatori che rimangono impuniti.
Ah ma per l’occasione non ci sono stati problemi. Lo scorso weekend potevate girare liberi per la città, che tranquilli non vi borseggiava nessuno.
Il Viminale aveva già sguinzagliato le sue forze, i suoi uomini. All’opera c’erano vigili urbani, polizia e carabinieri per gestire l’ordine pubblico. Bezos poi ha assunto squadre di agenti privati, inclusi membri dei Marines statunitensi. Inoltre in ogni barca, in ogni tragitto, in ogni canale che venisse toccato dagli invitati facoltosi al matrimonio di Bezos, c’era una scorta.
E che dire dei sei arresti in 24 ore di due settimane fa. “Così il territorio è ostile al crimine”, hanno detto. Peccato che poi, proprio per motivi di sicurezza e per quei quattro scappati di casa, come li hanno definiti, che però sono stati in grado di cambiare l’agenda di uno degli uomini più ricchi del pianeta, ecco peccato che per questi motivi, la festa che era prevista alla Misericordia, sia stata spostata all’Arsenale. Così dopo che avevo visto una barca attraccata che scaricava arredi alla Misericordia; in fretta e furia, quello che era già pronto è stato smantellato e portato via. Il tutto in una città che oltre a soffrire lo spopolamento, soffre anche di turismo di massa, di lavoro nero, di gente che non riesce a trovare una casa in affitto, di acqua alta e tanti altri problemi che ci vanno dietro.
I tassisti che hanno accompagnato Bezos e i suoi commensali, sono gli stessi che fino a giorni fa si lamentavano perché “non c’è più lavoro”, “è impossibile lavorare”, “non è più come prima”, “siamo disperati”. E sono gli stessi che continueranno a lamentarsi, quando Bezos se ne sarà andato.
Il facchino che scaricherà le valigie di Bezos, per l’occasione vestito di tutto punto, con abiti pensati stirati e consegnati ad hoc la mattina stessa, sarà lo stesso che quando Bezos se ne andrà, alla fine continuerà a non arrivare a fine mese. Perché in realtà i soldi finiscono sempre nelle tasche dei padroni, e guarda caso non sono mai bucate. Ai poveri avanzano solo le briciole.
Qualcuno mi ha detto che Venezia non ha bisogno di Bezos per farsi pubblicità. Che Venezia è già bella di suo.
Infatti, Bezos l’ha capito benissimo, non potendo comprarla, l’ha presa in affitto. Ha scoperto che Venezia non la compri su Amazon.

sbetti


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