Un’ordinanza di 173 pagine, emessa dal giudice per le indagini preliminari di Venezia, Alberto Scaramuzza. L’inchiesta del nucleo di polizia economico finanziaria della guardia di finanza lagunare vede due filoni. Il primo con indagati il sindaco Luigi Brugnaro, il suo capo di gabinetto, nonché direttore generale del comune Morris Ceron e il vicecapo di gabinetto Derek Donadini. Il secondo coinvolge altre 18 persone, tutte oggetto di misure cautelari. Tra queste figura l’assessore alla Mobilità, Renato Boraso, che da martedì scorso si trova in carcere. Come risulta dalle carte, giunte in nostro possesso, a Boraso si contestano: “corruzione”, “concussione per induzione”, “creazione ad hoc di falsa documentazione contabile”, “autoriciclaggio”.
Scrivono i giudici che Boraso “sfruttando il proprio ruolo di pubblico amministratore ha sistematicamente mercificato la propria pubblica funziona svendendola agli interessi privati di cui di volta in volta si è dimostrato portatore, al fine di tornaconto personale”.
Una condotta durata “ininterrottamente negli ultimi 4 anni e caratterizzata da sistematicità e reiterazione, nonché da assoluta indifferenza rispetto a eventuali controlli od ostacoli”.
Boraso come aveva spiegato il procuratore Bruno Cherchi avrebbe emesso “fatture per operazioni inesistenti, coperte in linea di massima con attività di consulenza”. Dalle carte emerge che: “in più occasioni con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso (…) emetteva fatture per operazioni oggettivamente inesistenti per gli anni 2017, 2018, 2019, 2020, 2021, 2022 e 2023 per l’importo complessivo di 488.540,00 euro”.
Ed è proprio Claudio Vanin, imprenditore trevigiano, che nell’ottobre 2021, con un esposto, fa partire le indagini.
Ma Brugnaro sapeva? In merito alla vicenda, sempre oggetto di indagine, del Park 4.0, il 17 marzo 2023, emerge secondo gli inquirenti una “conversazione di fondamentale importanza poiché il sindaco fa presente al Boraso che gli è stato riferito che lui (Boraso) chiede soldi alle persone”. “Tu non mi ascolti, te lo posso dire? Tu non mi ascolti (bestemmia). Non hai capito, tu non capisci un cazzo! Mi stanno domandando anche a me che tu domandi soldi. Rischi troppo (…) Se io ti dico di stare attento ti devi controllare…”.“Cambio anche il telefono”, risponde Boraso. “Ma non è il telefono – replica Brugnaro – ti hanno messo gli occhi addosso, sta attendo a ste robe qua!”.
Questi alcuni stralci.
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