Ieri sono tornata sul posto dove è stata trovata morta la povera Vincenza Saracino, e al di là dell’efferatezza di un simile omicidio, che già mi lascia attonita, quello che, anche, mi disturba è pensare che una povera donna, madre di famiglia, sia stata trovata qui, in questo rudere catapecchiale che non lascia spazio all’immaginazione.

In un Paese che chiede le autorizzazioni anche alle rane per stare sul giardino di casa, e che impone agli abitanti lo stesso colore delle tende – accade veramente – quello che c’è qui alle porte di Treviso è veramente una zozzeria. Non siamo nella zona ovest della periferia di Roma, di Milano, di qualche altra città divenuta ormai patria di sbandati, tossici, clandestini e balordi.

Siamo a Preganziol, diamine. Anche se questa strada, mi dicono essere comune di Treviso. Preganziol invece è comune di provincia contadina, dove la gente ancora se passi la mattina trovi il mercato, e se per caso la moglie non torna a casa entro un’ora, passa al setaccio i campanelli per capire che fine abbia fatto la consorte.

Eppure. Eppure in una provincia che ama definirsi una delle più belle d’Italia, esiste questo letamaio qua. Per carità non è chissà cosa, non stiam parlando di ettari di terreno o caseggiati abbandonati a se stessi, ma la teoria delle finestre rotte – tale per cui se se ne rompe una, va bene anche si rompa la seconda – propaga i suoi effetti molto velocemente.

Proprio qui davanti, ieri, ho intervistato una tizia che la sera dell’uccisione di Vincenza, aveva parcheggiato l’auto proprio davanti al casolare. Era quell’ora più o meno quando è tornata a casa e non aveva notato niente. Anzi era tutto tranquillo. È possibile quindi che Vincenza sia stata aggredita altrove e poi portata qui? Non solo, mi dice la signora che questo posto è uno schifo. Che ci vanno a dormire sbandati, drogati, tossici, balordi, senzatetto. Tutti sanno, ma nessuno fa niente. E che parecchie volte, questo lerciume, diventa casa per gli abusivi. Infatti oggi sono potuta entrare dentro questo casolare che sta in piedi come la carta di formaggio e ho notato che proprio dietro, accanto alla parete dove è stata trovata Vincenza, detta Enza, c’è giusto un buco di due metri per tre, divenuto giaciglio per qualcuno che viene a passare qui le notti perché probabilmente non ha di che dormire. A terra qui in bella vista c’è lo schifo. Bottiglie rotte. Sacchetti. Rifiuti. Sacchi di spazzatura aperti. Materassi gettati qua e là. Improvvisati letti. Decespugliatori abbandonati. Mattoni. Ora provateci voi, a casa vostra, a mettere in piedi una simile baracca, a decorararla come si decora una stalla, buttarci sopra quattro calcinacci, spargere rifiuti a destra e a manca per vedere se il giorno dopo non vi ritrovate i vigili sotto casa e il funzionaro del comune che ti dice che il passaggio andrebbe lasciato libero, che non è igienico, che aumenta le zanzare, che il colore dei mattoni deve essere uguale a quello dei vicini, che il colore delle tende ecc ecc, e altre vaccate anche. Provateci. Poi ditemi. E non si capisce perché, qui, nel quartiere di San vitale dove tutti si conoscono, dove la via ha anche un gruppo su whatsapp, dove la gente ci vive, ci mangia, ci dorme, ci sono bambini, figli che vanno a scuola, perché qui si possa permettere uno schifo del genere. Possibile che nessuno dia in grado di intervenire e pulire?

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