“A me la pistola ha salvato la vita”. Quando parlo con Rodolfo Corazzo sono trascorse appena 48 ore dalla sua elezione a sindaco. Lui è il gioielliere, oggi 68 enne, che nel 2015 aveva sparato a una banda di rapinatori che aveva fatto irruzione nella sua abitazione. Furono ore di terrore. E un bandito morì. Ora, nell’ultima tornata elettorale, è stato eletto sindaco del suo paese, Rodano. Un comune dell’hinterland milanese, a sei chilometri dal capoluogo, che conta poco più di 4 mila anime, situato tra Pioltello e Peschiera Borromeo.
Un paesino apparentemente tranquillo, con vaste zone adibite all’agricoltura, che si sa costituiscono terreno fertile per le incursioni di ladri e malviventi. Come accade nelle zone prevalentemente disabitate, con enormi ville a volte isolate, i ladri ci possono sguazzare, scappare se rincorsi, entrare nelle case degli altri, rubare e andarsene. Ma quello che è accaduto a lui, nove anni fa, è decisamente più grave.
Era la sera del 24 novembre 2015. Rodolfo è appena tornato dal lavoro con la sua moto, quando, nel garage della sua villetta, viene assalito da tre malviventi. I tre, il volto coperto da un passamontagna, lo prendono e, strattonandolo, lo trascinano in casa. La banda è formata da tre albanesi e il rapinatore ucciso, Valentin Frrokaj, 37 anni, poi si scoprirà essere già condannato all’ergastolo per omicidio ed essere un pericoloso ricercato. In casa in quel momento ci sono la moglie e la figlia di appena 11 anni, che vengono sequestrate. I momenti sono concitati, mantenere il sangue freddo è difficile. In quei frangenti bastano una parola detta male, uno sguardo, un rumore, che puoi trovarti con una pallottola conficcata nel cuore. La paura è folle, e in quegli istanti che paiono eterni, i secondi diventano minuti e i minuti diventano ore. Due ore di angoscia in cui il gioielliere e la sua famiglia vengono tenuti in ostaggio sotto la minaccia di una pistola. Tanto che quando chiediamo a Corazzo di ripercorrere quella sera, glissa via, sorvola, preferisce non parlarne, non ricordare. La sua testa gli ha imposto di scolorire alcune immagini che ancora fanno male. “Se papà non parla gli tagliamo le dita”, avevano detto i rapinatori alla figlia quella sera. I tre si erano fatti consegnare tutto, soldi, orologi, gioielli e il contenuto di una cassaforte. Ma non bastava, volevano anche la seconda e iniziarono a minacciare la famiglia di morte. “Gli avevo dato tutto – aveva raccontato Rodolfo – in casa non avevo niente ma loro insistevano minacciandomi”.
L’orefice reagisce sparando un colpo in aria con la sua Glock, regolarmente detenuta. I banditi sparano sette colpi con una pistola, che il gioielliere aveva nel caveau. In tutto vengono sferrati dieci colpi, di cui tre dal gioielliere. Il terzo, “senza prendere la mira” colpisce uno dei banditi, e questo, come detto, muore. Rodolfo viene indagato per eccesso di legittima difesa. Ma alla fine, nel 2017, il processo viene archiviato e i giudici riconobbero che sì, in effetti, il gioielliere aveva sparato per difendere la sua famiglia.
Ora, Rodolfo Corazzo, con il 50,47% dei voti, è stato appena eletto sindaco di Rodano. Una lista civica la sua, sostenuta da tutto il centro destra. Un impegno, che parte proprio da quella sua esperienza, come racconta oggi a Libero. “Quello che ho vissuto – dice – mi ha dato la forza per mettere la mia esperienza al servizio degli altri. Soprattutto per la valanga di solidarietà che ricevetti, ora dopo cinque anni all’opposizione, mi hanno dato fiducia e spero di ripagare i miei elettori, e di poter cambiare le cose”.
Un programma il suo incentrato anche e soprattutto sulla sicurezza. “Qui abbiamo tantissime criticità. La sicurezza è una di queste. Abbiamo problemi di furti, auto danneggiate, quello che possiamo fare è mettere telecamere, illuminare meglio le strade, poi i cittadini comunque sono organizzati nei controlli di vicinato. Quello che è successo a me è diverso, nel mio caso c’erano dei mandanti”. Ma lei ha ancora paura? In questi anni in cui ha continuato a fare il gioielliere, ha avuto paura? “La paura è normale che esista. Impari a gestirla. Ci puoi convivere, cercando di evitare situazioni che ti espongano a tensioni. Ricordo che i primi anni fu dura, la vita era cambiata molto, avevamo procedure per entrare in casa e una sorta di scorta che ci accompagnava, anzi per questo ringrazio le forze dell’ordine, poi per fortuna i giudici riconobbero che la mia vicenda era legittima, che in sostanza mi ero difeso e non fecero nemmeno il processo. Fu un atto dovuto”. Non è così invece per i tanti altri casi, come Mario Roggero, il gioielliere di Cuneo, che rischia 17 anni. O Guido Gianni, detenuto nel carcere di Palermo, per aver reagito a una rapina nel 2008.
Ma sindaco, ora la posso chiamare così, Lei sparerebbe ancora? “Guardi.. a me l’arma ha salvato la vita. Ho difeso mia moglie e mia figlia. Non è una situazione che ho cercato io, mi ci sono ritrovato in mezzo”.
Serenella Bettin



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