Libero 13 marzo

La lite emersa tra la nota immunologa Antonella Viola e la Cgil, su di chi sia il merito per aver trovato la casa a una famiglia di immigrati, sembra la storia di quello che fa la carità in chiesa e sulla busta ci mette il suo nome, così da far sapere al prete che il donato proviene da lui. Una classica storiella all’italiana dove quando si fa del bene non lo si fa per farlo, ma per dire che lo si è fatto. Il caso dell’aiuto ai comuni terremotati, per esempio, seguito dal comunicato stampa. Del resto, questa è l’Italia, bellezza.

Ma cosa è successo. 

La storia risale all’autunno scorso. Siamo a Padova. E una famiglia di tunisini fatica a trovare casa. Lui è un operaio edile. Lei ora ha da poco trovato lavoro come cameriera. E insieme hanno due bimbi piccoli. Quando sono arrivati in Italia erano stati inseriti nel sistema di accoglienza, solo che poi lui ha trovato lavoro con tanto di contratto con una ditta del padovano e quindi il Cas che prima li aveva accolti, li ha poi “rilasciati” per strada. Per mesi hanno faticato a trovare casa, arrivando a dormire anche in auto. O a giacere davanti a un bar, così da poter scaldare l’acqua per il latte in polvere della figlia più piccola. Poi la macchina della solidarietà si è mossa e la famiglia ha finalmente trovato una abitazione. 

Ora, la notizia dovrebbe essere che questi due bambini e i loro genitori finalmente hanno un tetto sopra la testa e invece no, perché, nel mondo dove contano più i like che la sostanza, è diventata una baruffa – quasi chioggiotta alla Goldoni – tra chi ha fatto cosa e perché. 

La storia della famiglia è stata raccontata sul portale Collettiva.itdella Cgil nazionale, lunedì scorso, e fa così: “Haddad e Asma hanno due bambini piccoli. Vengono dalla Tunisia, lui è un operaio edile, lei ha da poco trovato lavoro come cameriera. Sono usciti dal sistema di accoglienza perché Haddad ha firmato un contratto per una ditta dell’alto Padovano, eppure per mesi non sono riusciti a trovare una casa per loro e per i loro figlioletti”. E fin qui tutto. Ok. Solo che poi la Cgil ha scritto: “Poi la Fillea Cgil, insieme a Caritas e Avvocati di strada, è riuscita a trovare una soluzione”. Da qui apriti cielo. Antonella Viola nel leggere queste parole è sbottata. Forse giustamente. E ci ha messo il carico da 90. 

“Avevo deciso di tenere questa cosa assolutamente privata e riservata – scrive la Viola nella sua pagina Facebook- ma oggi l’indignazione è tale che mi sento di raccontare la verità. Io e mio marito abbiamo tolto dalla strada la famiglia di Asma, portandoli dapprima in casa nostra, dove abbiamo convissuto per un mese, e poi comprando un appartamento che andasse bene per le loro esigenze per poterlo affittare a un prezzo onesto. Non ho mai visto la Cigl, né la Caritas né alcuna altra associazione. Ho speso tantissimo tempo nel girare di agenzia in agenzia per trovare una soluzione confortevole, rapida e alla portata delle mie risorse economiche. La situazione di questa famiglia l’abbiamo risolta io e mio marito, senza ricevere alcun aiuto. Ho voluto farlo in silenzio perché le cose importanti non si fanno per raccontarle ma per il loro valore. E mai ne avrei parlato se non avessi letto queste falsità. Assurdo speculare sul dolore. Assurdo prendersi meriti inesistenti”. 

La Viola inoltre ha anche ripreso parte della nota della Cgil scritta nel sito Collettiva.it, commentando: “Bellissimo, peccato che sia tutto falso”. Così la Cgil ha corretto il tiro aggiungendo all’articolo le parole: “Una soluzione si è trovata grazie all’interessamento di una privata cittadina”. Insomma da un lato la Cgil che dice che si sono adoperati loro per trovare casa a questa famiglia. E dall’ altro la Viola che rivendica la paternità dell’opera pia compiuta con il marito Marco Cattalini. La Cgil quindi si è scusata e la Viola nella serata di lunedì ha scritto: “Per correttezza voglio farvi sapere che abbiamo ricevuto le scuse da parte di Fillea Cgil per il testo poco opportuno col quale si accompagnava per altro un video molto importante. Va bene così. Da parte mia sono solo felice di aver dato una mano a una famiglia nel momento del bisogno. Quindi buon lavoro a tutte le donne e gli uomini di buona volontà”. La Cgil poi ha fatto sapere che c’è stato un malinteso e che loro volevano solo accendere i riflettori sul tema dell’emergenza abitativa. Solo che ora i riflettori si sono accesi su un’altra questione. E invece per noi Viola o Cgil poco importa. La cosa essenziale è che questa famiglia ora abbia un tetto sopra la testa. 

Serenella Bettin 


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