Da Libero del 29 novembre 2023
“Per me un giorno vale l’altro, mio marito in carcere ha perso 50 chili, sta morendo, aiutatemi per favore”. Quando contattiamo Maria Angela Distefano le lacrime le soffocano la voce. Quando iniziamo a parlare, si ode un fruscio di parole, un pianto, poi il silenzio. Il tempo di riprendersi un attimo e Maria Angela diventa un fiume di parole. Ha troppo dolore dentro. Il marito Guido Gianni, 63 anni, gioielliere, è chiuso nel carcere di Palermo dal 28 maggio 2021. Ieri erano esattamente 18 mesi. Un anno e mezzo. Condannato a 12 anni e 4 mesi per duplice omicidio volontario e tentato omicidio volontario, la Cassazione gli ha inflitto la condanna a tredici anni dal fatto. Quando uscirà di lì Guido Gianni di anni ne avrà quasi 80. La sua “colpa”? Aver reagito a una rapina da parte di un commando armato per difendere la moglie e un cliente. Era il 18 febbraio 2008. Quel giorno entrano in tre dentro la gioielleria a Nicolosi, piccolo paesino alle pendici dell’Etna in provincia di Catania, una gioielleria che moglie e marito avevano messo insieme con tanto sacrificio. Maria Angela viene presa in ostaggio, picchiata, strattonata per i capelli e minacciata con una pistola puntata alla tempia e al cuore. Sono attimi concitati. Il marito non sa che fare. E a vedere la moglie così, gli sembra di morire. Muore per davvero. Quando ti accadono cose simili una parte di te muore. Se ne va. L’attimo dopo sei un’altra cosa. C’è una colluttazione. Secondo la sentenza, i banditi scappano e lui spara. Partono dei colpi, due banditi muoiono e uno rimane ferito. La moglie ha chiesto la grazia, ma pochi mesi fa la grazia è stata rigettata.
“Più passa il tempo e più si allontana la speranza di avere mio marito a casa – racconta la donna a Libero – mi creda, sto facendo di tutto. Oggi sono 18 mesi che lui è chiuso lì dentro. Un calvario e ora lui sta male. Ha perso tantissimo peso. Bisogna aiutarlo. Ho chiesto che gli vengano fatte delle analisi. Dalla taglia 63 è passato alla 48, capisce cosa voglio dire?”. La moglie racconta di come il marito avrebbe perso una cinquantina di chili. “Ha perso 50 chili – racconta – io sì gli porto qualcosa da mangiare affinché ricordi i sapori di casa sua ma anche la depressione è una brutta bestia. Si vede. Ha il colorito del volto spento smunto. Lui era un bell’uomo. Ha perso anche due denti. Che devo fare? Qualcuno mi aiuti”. Maria Angela il 16 luglio scorso ha anche scritto una pec al presidente del Consiglio Giorgia Meloni: “Sono disperata – si legge nella lettera – piango sempre e ho paura che Guido lì dentro morirà, e io insieme a lui. Presidente le parlo a cuore aperto: la prego mi aiuti a far tornare Guido alla sua vita e alla sua amata famiglia. Sta molto male e mi si stringe il cuore vederlo soffrire”. Due settimane fa ha anche scritto al Santo Padre. E ora chiede un incontro con il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
“L’altro giorno era la giornata contro la violenza della donna – sbotta Maria Angela – mia figlia dice che anche io sono vittima di violenza. Sì, mi sento così. E questo non è mai stato tenuto in considerazione. Io sono stata picchiata, malmenata, minacciata con una pistola, avevo il volto tumefatto, mi hanno staccato ciuffi di capelli. Sono finita al pronto soccorso. Potevo essere uccisa. È giusto che mio marito paghi per avermi difesa? In più non ce la faccio più. Anch’io ho problemi di salute. Devo fare una visita cardiologica. E per me andarlo a trovare sta diventando un salasso”. Da casa della signora, infatti, il carcere di Palermo dista 2 ore e 48 minuti, quasi tre ore di viaggio ad andare e tre ore a tornare, in una strada che, Dio mio, è un cantiere aperto. Un tragitto che la donna, che vive con una misera pensione di 600 euro, percorre a sue spese, ogni due sabati per poterlo vedere sei ore al mese. “Quando ci vediamo lui non mi può dare nulla – ci racconta – e io non posso dare nulla a lui. Quello che gli porto deve passare mille controlli, una volta ho messo una lettera con delle parole dolci e me l’hanno fatta tornare indietro”. E i vostri incontri come sono? “Le mani ce le possiamo toccare, ma solo un bacio di sfuggita, è proibito baciarsi. Lì poi è pieno di telecamere, anche se respiri ti registrano”. Maria Angela che di anni ne ha 69 teme anche per la sua salute. “Mi scoppia il petto e il cuore, mi gira la testa, devo fare dei controlli, sono debilitata con le ossa e peggioro sempre. Occorre qualcuno che mi assista. Io sto cercando di tenere duro e lotterò fino alla fine. Ma lui mi dice che uscirà da lì dentro la bara. Mi sento persa. Non è stato condannato solo lui ma tutta la nostra famiglia. E ogni giorno che passa è sempre peggio. Io ho paura di stare da sola. Ti rovina la vita una cosa del genere. Ora viene Natale e mi sento morire”. Sarà il secondo senza di lui. La figlia Aurora che per sposarsi attende il padre dice rivolgendosi al babbo: “Da 18 mesi le nostre vite sono state sconvolte. Non hanno solo condannato te ma anche a noi. Non è giusto tutto quello che stiamo passando. Che qualcuno faccia qualcosa”.
Serenella Bettin


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