L’immagine più straziante è quella del nonno di Giulia, sorretto dai parenti e che cammina a fatica sulle stampelle. La gente è incolonnata. E attende di entrare in chiesa dalla mattina presto. Sono le 8.30. Siamo in Prato della Valle, a Padova, e qui oggi nella basilica di Santa Giustina, si tiene il funerale di Giulia Cecchettin, la ragazza di 22 anni, trovata morta l’11 novembre scorso e ammazzata dal suo ex fidanzato Filippo Turetta. Come tante piccole gocce, le persone continuano ad arrivare. Ci sono padri, madri, donne, bambini, anziani, studenti, tutti si aggiungono con lo scorrer dei minuti a quella folla oceanica di gente che un po’ alla volta sta riempiendo Prato della Valle, la seconda piazza più grande d’ Europa. Incolonnati, fuori al freddo gelido, che toglie il respiro e scolora i volti, la gente attende l’arrivo del feretro. Il funerale è alle 11. Gli amici di Giulia hanno gli occhi pieni di pianto, un’amica si sorregge a un ragazzo col volto rigato dalle lacrime, qui trattenerle, oggi è impossibile.

Davanti la basilica è apparsa una gigantografia di Giulia. Viene dal comune di Vigonovo, dove Giulia abitava. “Giulia ti vogliamo bene”, c’è scritto sotto quel volto di lei così solare e allegro. La vedi Giulia, la vedi dalle foto, sempre in movimento, mai ferma, voleva vivere la sua vita, così come l’aveva disegnata lei, tratteggiando con la matita la materia dei suoi sogni. “Mia figlia Giulia, era proprio come l’avete conosciuta – ha detto il padre infatti durante la cerimonia – Nonostante la sua giovane età era già diventata una combattente, un’oplita, come gli antichi soldati greci, tenace nei momenti di difficoltà”. Qualcuno entra in un bar per riscaldarsi, oggi qui anche il cielo è coperto, al grigiore infernale di questo cielo maledetto si aggiunge il silenzio agghiacciante che sovrasta la città. Una poliziotta dai capelli neri raccolti che incontriamo al bar ha gli occhi rossi di pianto, ed è letteralmente congelata. “Non muovo più la mano”, ci dice. Sarà anche lei, qualche ora dopo, a stare sull’attenti al passaggio del feretro di Giulia. Il feretro arriva poco prima delle 11. La polizia è schierata. Ci sono oltre 200 agenti tra polizia, carabinieri, guardia di finanza, polizia penitenziaria, unità speciali anti terrorismo e anti sabotaggio. L’atmosfera è atroce, rispecchia il freddo gelido del tempo. Un’auto della polizia di Stato viene avanti con i lampeggianti mentre la protezione civile apre il varco tra la folla. Dietro, il feretro.

E a seguire le auto dei familiari. Il papa Gino, la sorella Elena, e il fratellino Davide scendono dalle vetture e vengono avanti a piedi. Si sorreggono l’un con l’altro, stretti per mano, presi sotto braccio. Il fratellino ha il volto scarnificato, consunto, protende le spalle all’indietro come a dire: ditemi che non è vero. La sorella guarda per terra, il padre cerca di farsi forza, incredulo dinanzi a quella folla. Ma quando il feretro entra in chiesa, le lacrime gli solcano il volto. Un applauso parte tra i presenti, e si propaga nell’aria, arriva dappertutto, sui balconi, sopra i tetti, dentro i bar, e tutti iniziano a batter le mani. Oggi, tutti qui, anche i taxi hanno un fiocco rosso. “Dobbiamo trasformare la tragedia in una spinta per il cambiamento – ha detto il padre Gino al termine del funerale – la vita di Giulia è stata sottratta in maniera crudele, ma la sua morte può e deve essere il punto di svolta per mettere fine alla terribile piaga della violenza sulle donne. (…). Perché da questo tipo di violenza che è solo apparentemente personale e insensata si esce soltanto sentendoci tutti coinvolti. Anche quando sarebbe facile sentirsi assolti”. Infine ha salutato la figlia, rivolgendosi direttamente a lei: “Cara Giulia, grazie per questi 22 anni vissuti insieme e per l’immensa tenerezza che ci hai donato. È il momento di lasciarti andare, salutaci la mamma. Impareremo a danzare sotto la pioggia”. All’uscita della basilica, dove erano presenti il ministro Carlo Nordio, il presidente del Veneto Luca Zaia e una quarantina di sindaci tra le zone del padovano, veneziano e anche provenienti dal Friuli Venezia Giulia, la pioggia se n’era andata. Ad attendere il feretro di Giulia c’era lo stesso scrosciante e fragoroso applauso che l’aveva atteso all’inizio della cerimonia, accompagnato da un tintinnio sonoro di campanelli e chiavi che si muovevano a più non posso. Anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha ricordato Giulia: “Il valore e il rispetto della vita vanno riaffermati con determinazione in ogni ambito, circostanza e dimensione”. In Veneto è stata giornata di lutto regionale. E anche l’università di Padova fino alle 14 ha sospeso le lezioni. In tutto qui oggi si contavano oltre 10 mila persone. Poi, alla fine della cerimonia, l’immagine più straziante. Quella del nonno di Giulia che ci passa davanti, sorretto dalle stampelle e che si fa forza abbracciandosi ai parenti. Anche per lui continueremo a fare rumore.

Serenella Bettin

Pezzo uscito su Libero mercoledì 6 dicembre 2023

Libero 6 dicembre 2023

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