Ho ricominciato a occuparmi di un tema a me molto caro. L’immigrazione. Non quella che vi fanno vedere. Ma quella nascosta.

Mi ha riaperto i cassetti della mente che sapevo che prima o poi si sarebbero riaperti, lo sapevo. Me lo sentivo. Sapevo che quel chiavistello che non ho mai chiuso sarebbe saltato via come salta via il tappo quando la pressione non regge.

Sapevo che quei cassettini si sarebbero riaperti. Solo che l’altro giorno quando mi sono trovata a riaprirli, non avevo più i pomelli. Il tempo li aveva logorati. Il legno era stato ciucciato e mangiato dai tarli.

I pomelli erano saltati. E ho dovuto riprenderli in mano. RiprenderMi in mano. Ho dovuto infilare le unghie dentro le fessure e tirare e tirare tirare tirare. Ho dovuto scavare ancora più a lungo rispetto a quello che ci viene detto, proferito, pontificato. Ho dovuto riaprire i vicoli della mente, quelli che erano rimasti al buio. In penombra.

Quelli che fai un passo e cammini e poi me fai un altro e ti sorprende il tramonto. Ho dovuto farlo per arrivare a scoprire che è pure peggio di prima.

Perché checché ne dicano quelli che in passato mi hanno dato della razzista – che sono coloro i quali i campi di accoglienza non li hanno mai visti manco in cartolina – io a differenza loro ho sempre cercato di denunciare il business, l’accoglienza che diventa una macchina per macinare e fabbricare soldi, ho sempre denunciato l’ipocrisia, l’invasione, il falso perbenismo, la bieca carità. Ho sempre denunciato come stessero queste persone.

E sapevo che prima o poi sarebbe arrivato il momento. Di riaprire quelle ferite. Di continuare a farle sanguinare. Di continuare a incidere la lama perché facciano ancora più male. Ancora più dolore. Perché possano arrivare in faccia alla gente. E scuoterla.

Per trattare certe storie bisogna andare. Scavare. Andare oltre. Immergersi. Oltrepassare. Non fermarsi davanti a un cancello chiuso. A un telefono sbattuto. A una porta chiusa in faccia. Ti ci devi immergere dentro, devi non riuscire a comprendere più chi sia tu con la consapevolezza di essere te stessa. @L’accoglienza non è quella che vi viene data in pasto.

E l’immigrazione continua a non essere gestita. Ha solo smesso di fare rumore. I migranti hanno cessato di protestare. Ma la miccia sotto sta per esplodere.

#sbetti


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