“In strada, di notte. Così vendo il mio corpo”

Seduta dentro l’auto con il piede poggiato sul volante Emily controlla che sia tutto a posto.

Quello stivale dal tacco 20 è difficile da portare. Emily annoda i lacci. Li fa passare uno a uno e poi comincia il turno.

Così è la sua vita da tre anni a questa parte.

Lei è una delle tante ragazze che di notte scendono lungo le strade e attendono i clienti. Li aspettano qui, fuori al freddo. Anche quando le temperature scendono sotto lo zero. La notte che la raggiungiamo ci sono meno tre gradi. Siamo in Veneto, lungo il Terraglio, una strada che collega le città di Mestre e Treviso. Fino a qualche anno fa nel Nord Italia le cose erano diverse. Le prostitute in alcune zone c’erano anche di giorno. E se passavi con l’auto le vedevi lì, tutte in piedi. Una a una. Alcune svestite e vestite solo di perizoma e reggiseno. Dopo il covid le cose sono cambiate.

Emily è tra le più fortunate. Lei ha un’auto dove poter stare al caldo e aspettare i clienti. “Ormai sono abituati – ci racconta – sanno dove trovarci. Ognuna ha il posto fisso e guai a spostarsi”. Non funziona più come una volta quando il cliente abbassava il finestrino e caricava in auto la prostituta, ora in alcuni casi c’è anche lui e scende a piedi e raggiunge lei. 

Emily ha una famiglia. Il suo lui non sa che lei ora è qui a vendere il proprio corpo. Lo fa per arrotondare. Perché le viene “facile”. 

Anche Tania, nome di fantasia, si concede per costruirsi un futuro. “Sono qui da tre anni – racconta – ho provato a fare altri lavori, ma pagavano poco. Voglio farmi una casa e così le notti vengo qui”. Tania ha 30 anni, viene dall’Ungheria e lamenta la mancanza di sicurezza. “Qui è pericoloso…

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Grazia del 9 marzo 2023