Quale fiducia possono avere i nostri giovani?

Ho letto la lettera che il presidente dei Rettori delle Università Italiane ha scritto al premier (ex boh) Mario Draghi per esortarlo a restare. Carina. Non c’è che dire. Encomiabile.
A tratti mi sono persino commossa. Anche perché avevamo un presidente del Consiglio decente e ci siamo giocati anche questo. Nel delirante spettacolo di un Paese che si sfracella hanno fatto cadere anche lui. È caduto così, come una carta da gioco in equilibrio su se stessa.
Peccato che la lettera del rettore sia piena di sogni ormai asfaltati e di progetti altamente irrealizzabili.
Provare per credere.
Basta andare a farsi un giro fuori dalle scuole – quando sono aperte – per capire che ai ragazzi del nostro governo di passabanchi freghi meno di zero. A loro, che resti su Draghi, frega quanto a me può interessare se la mia vicina lascia aperta la finestra.
Un giorno di inizio giugno mi sono imbattuta in alcuni studenti. Quarta liceo. E parlando del più e del meno alla mia domanda chi è il presidente del Consiglio, qualcuno mi ha risposto: “Quello che non ride mai, come si chiama?”. Un altro mi ha detto “Mattarella”. Un altro “Pier Silvio Berlusconi”. Un altro mi ha detto “non lo so, di sicuro quello che sta sul c…. a mio padre”.
Bisognerebbe starci in mezzo a questi ragazzi. Andare a farsi un giro nei corridoi e nei cortili.
I sogni di questi giovani, svogliati e intorpiditi, si sono infranti.
Alcuni non sanno manco dove mettere le mani.
Fuori dalle Università tra qualche scintilla ancora accesa, trovi sguardi assenti, desideri calpestati, speranze tradite, rigurgitate da una realtà che ti si sfracella addosso e giovani da 110 e lode totalmente impreparati ad affrontare il mondo del lavoro.
Se hai occasione poi di frequentare qualche giovane coppia puoi toccare con mano la dura realtà di chi ha studiato, si è laureato, e per una decina d’anni il suo status sociale sara quello di eterno sfigato.
Ma è evidente che ai vertici non sanno come si sta in basso. Giovani senza sogni. Nè desideri. Nè obblighi.
La lettera parla di “fiducia da restituire alle nuove generazioni”.
Ma non capisco di che fiducia si parli.
La prospettiva futura è totalmente svanita. Il futuro, a causa di politiche totalmente fallimentari, lo hanno preso, incelofanato, gettato come si getta la immondizia nel sacco della spazzatura insieme all’umido e lasciato in terrazza una con le blatte che gli corrono attorno.
“A loro – scrive il presidente – dobbiamo fornire modelli positivi. Garantire stabilità e una mano ferma”. “La formazione, la ricerca. Le giovani studentesse e i giovani studenti del nostro Paese hanno bisogno di esempi da seguire”. Ora io non lo so di quali esempi si parli. Se mi volto da una parte vedo rapper americani che parlano di coiti e prostitute. Se mi giro dall’altra vedo fantomatici influencer che durano il tempo di un secondo. E se faccio un giro tra i livelli più alti di politica vedo spettacoli indecorosi di funamboli circensi che urlano. Sbraitano. Strepitano. Si contorcono su se stessi.
Davvero non capisco quale futuro ci possa essere con dei modelli così colti.

sbetti

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