L’interrogatorio choc dei fratelli Bianchi

Libero 11 luglio 2022

Qui vi racconto la parte in cui i fratelli Bianchi dicono al pm che se loro avessero dato un calcio a Willy, Willy avrebbe il naso rotto e il labbro spaccato ecc ecc e il pm risponde: “Guardi che Willy è morto”.

Allucinante

“Non crede che Willy avrebbe avuto fratture del viso, il naso rotto, il labbro spaccato, la mandibola rotta se fosse stato vero che gli avessimo dato questi colpi?”.“Guardi che è morto Willy”. Raggelante.Ad ascoltare le deposizioni dei fratelli Bianchi si gela il sangue. Questa è la frase che Gabriele Bianchi rivolge al pubblico ministero che basito gli risponde: “Guardi che Willy è morto”.“Purtroppo lo so”, risponde Bianchi. Il giudice evidentemente imbarazzato taglia corto: “Va bè atteniamoci ai fatti del processo”.Sono le 3.20 del mattino del 6 settembre 2020 quando senza alcun motivo Willy Monteiro Duarte, un giovane capoverdiano di 21 anni, viene ucciso davanti a un locale di Colleferro, comune della città di Roma.Per la sua morte vengono accusati quattro ragazzi: Francesco Belleggia, Mario Pincarelli e i due fratelli Bianchi, Marco e Gabriele. La sentenza di primo grado di lunedì scorso non ha concesso sconti ai due fratelli che passeranno il resto della loro vita in carcere, anche se la strada per il passaggio in giudicato è ancora lunga. Ci sono Appello e Cassazione e tutti i benefici annessi e connessi qualora vengano riconosciuti.Gli altri due componenti del branco, Francesco Belleggia e Mario Pincarelli, sono stati condannati rispettivamente a 23 anni e 21. Così ha stabilito la Corte d’Assise di Frosinone. L’accusa aveva chiesto l’ergastolo per i Bianchi appunto e 24 anni per gli altri due. Sabato sera su Rai 3, durante la trasmissione di “Un giorno in Pretura” sono andate in onda le deposizioni dei fratelli Bianchi e sono state ripercorse le fasi processuali riproponendo le testimonianze delle parti coinvolte. Deposizioni che sconvolgono l’Italia, con i fratelli che provano a fornire la loro versione dei fatti.“Da stupido – dice Marco – ero agitato, ho dato la la spinta a Willy e il calcio. Ma il calcio… l’ho preso qui sul fianco, non l’ho preso sul petto, io so le mie conseguenze se do un calcio frontale sul petto. Io non mi sarei mai permesso di dare un calcio frontale. La mia colpa, la mia responsabilità io l’ho sempre detta: ero agitato, non sapevo cosa stesse succedendo, quindi quando io sono arrivato pensavo che il mio amico stava litigando, perché se io sapevo una cosa del genere che il mio amico non stava neanche litigando io capivo la situazione, prendevo i miei amici e me ne andavo.

Siccome ho reagito male, mi sono agitato, quando ho visto questo ragazzo – Willy ndr – ma com’era questo ragazzo poteva essere un altro ragazzo, ho reagito male, gli ho dato la spinta”. “E il calcio dove glielo ha dato?”, chiede il pm. “Il calcio gliel’ho dato qui sul fianco”, risponde Bianchi che prima mostra il fianco destro e poi il sinistro. Una ricostruzione che diverge con quanto detto dai testimoni, che parlano proprio di un forte calcio sul petto di Willy.“Ma lei – dice Gabriele Bianchi al pm – lei non pensa che i colpi da me dati e da mio fratello per la nostra struttura fisica e la nostra esperienza… Non crede che Willy avrebbe avuto fratture del viso, il naso rotto, il labbro spaccato, la mandibola rotta se fosse stato vero che gli avessimo dato questi colpi?”. All’aggressione, come viene ricostruito, quella sera hanno assistito molte persone ma per la lestezza dei movimenti e dei colpi, per la troppa confusione, per il buio, dai testimoni sono state date molte versioni tra loro discordanti. La pubblica accusa ha ricostruito i 50 secondi, lasso di tempo in cui Willy venne brutalmente picchiato, dall’arrivo in auto dei fratelli Bianchi in mezzo alla folla, al calcio violentissimo che gli viene inferto, fino all’accanimento dei quattro imputati sul corpo a terra di Willy.I fratelli Bianchi sono esperti di arti marziali tanto che durante il processo il pm chiede come mai Marco Bianchi da un quotidiano locale venisse definito “il maledetto”. “Lei sa perché?”, chiede il publico ministero. “No…così per caso ma non mi presentavo mai agli incontri dicendo quel nome”. “Lei sa per quale motivo le hanno dato questo nome?”.“Ma è un nome così… dicendo il maledetto si associa a una persona violenta”. Gli imputati sono stati condannati anche a pagare una provvisionale di 200 mila euro ciascuno ai genitori di Willy e di 150 mila euro alla sorella. Willy Duarte aveva 21 anni. Faceva l’aiuto cuoco, i soldi che prendeva li metteva in famiglia, sognava. Sognava un giorno di fare lo chef.

Serenella Bettin

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