
Mi pare che stiamo un po’ esagerando. La SIAE ha deciso di sospendere i pagamenti alle società di autori russe. Sinceramente da libero pensatore, se ci è ancora permesso esprimere il nostro parere, credo non vorrei che se domani un presidente italiano si ammalasse della malattia che pervade e invade la mente di qualsiasi dittatore, le opere italiane venissero bannate e cancellate come fossero opere da disprezzare.
La Russia ora porta sul groppone la sciagura umanitaria di essere governata da un dittatore, sanguinario, pazzo per giunta. Ma è un Paese ricco pieno zeppo di cultura, letteratura, libri, canti, balli, usanze e tradizioni. La cretineria di bandirli e bannarli mi sembra presti il fianco a chi della cancel culture continua a farne il proprio baluardo.
E come ha detto oggi Giordano Bruno Guerri su Libero, intervistato da Gianluca Veneziani, dal politicamente corretto, siamo passati al politicamente idiota. La Bicocca ha ritrattato. Dopo aver fatto la minchiata, che bastava avere un briciolo di sale in zucca per capire cosa avrebbe scatenato, ha fatto marcia indietro. Chi lo sa. Forse la foga. Non ragionare. Prendere le cose troppo di petto finendo per sfracellarcisi contro.
Ma quello che mi ha destato ancora più imbarazzo è stato l’altro giorno quando ho saputo che il sindaco di Milano, tale noto Beppe Sala, che l’ultimo dell’anno pontificava la sicurezza della città, mentre i magrebini stupravano le ragazze, ha fatto fuori il direttore d’Orchestra Valery Gergiev. Che mi chiedo cosa mai possa centrare con la guerra. Al suo posto ora ci va il suo assistente giovane ventisettenne, Timur Zangiev. Bene. Largo ai giovani ma se il suo presidente è un matto non può di certo rimettercene lui. Sì. Ok. Non ha ancora preso le distanze. E forse non lo farà mai.
Ma veniamo ad altro. Come accadde con il vino di Vo’Euganeo, che a inizio pandemia nessuno voleva perché si pensava fosse infetto, ora è partita la crociata contro la vodka. Cioè ogni qual volta un cliente in un bar ordini un bicchiere di tale liquido il barista dovrebbe sputarci dentro. Negli Stati Uniti alcuni governatori hanno invitato i negozi a non vendere più liquori di fabbricazione russa. Ok. È tutto un giro. Collegato. Si isola la Russia come i russi stanno accerchiando l’Ucraina.
Ma torniamo all’arte e alla letteratura. Con tutte le boiate che ci propinano in ogni dove, a Genova il Teatro Govi ha deciso di annullare il Festival Internazionale di musica e letteratura russa, a Reggio Emilia hanno annullato una mostra di fotografi russi. Anche se nel frattempo uno dei fotografi che avrebbero dovuto parteciparvi è stato arrestato a Mosca per aver protestato contro la guerra.
A Firenze hanno anche chiesto di demolire la statua di Dostoevskij che mi chiedo se qualcuno non dico abbia mai letto un libro, ma almeno cinque righe di tale genio della letteratura. Per fortuna il sindaco ha risposto picche. Dicendo di non confondere quello che sta facendo un dittatore con quello che è stato lo scrittore.
Dostoevskij poi, per chi non lo sapesse, è pure morto.
Quindi non si comprende come e in che forma si possa chiedere a lui una presa di posizione contro il barbaro Vladimir Putin. Anche perché sinceramente l’Italia che avrebbe dovuto condannare in epoche remote le foibe, non ha perso tempo e occasione a titolare le strade e le vie a Tito il dittatore. L’unico decente è stato il direttore della Biennale di Venezia, che aprirà tra poco i battenti, e che ha detto che non accetta delegazioni governative russe ma artisti sì.
In tutto questo rimane una nota preoccupante, ed è proprio qui che si inanella il seme dell’odio. Ed è quando chi predica la pace, fa di tutto per mettere un popolo contro un altro.
Tremendamente pericoloso.