Questa Italia che finisce nel cesso

Allora adesso ve la racconto io questa Italia del cazzo che non concede sconti. Che non concede premi tranne ai delinquenti. Che non aiuta i bisognosi. Che non dà sussidi se non ai terroristi. E ve la racconto io sì. Ve la racconto io questa Italia fottuta che si è fottuta il cervello fottendosi le persone. Allora l’altro giorno è morto il papà di un mio amico. Un amico di quelli veri. Un amico di quelli che ti ci puoi dire tutto. Puoi parlare di festa. Di uno spillo. Di filosofia. Lui che ci è pure appassionato. Puoi parlare di cultura. Di arte. Di droga e di sesso. Un amico di quelli con cui devo sempre andare a vedere l’alba come quella di questa foto che lui ha scattato.

Un amico che ti dice le cose in faccia senza preoccuparsi delle conseguenze. E allora dicevo è morto il papà di questo mio amico. E io mi ricordo una sera di qualche mese fa quando il mio amico mi disse che il padre stava morendo. Eravamo seduti fuori al tavolino di un bar a fumare la nostra sigaretta quando mi disse che il padre stava molto male e che lui non sapeva che fare. Ma poi. Poi come in tutte le cose, vai avanti, non ci pensi. Vivi ogni giorno una realtà ma quando poi la sera esci vuoi staccare. Non pensare.

Poi l’altro giorno. L’altro giorno un messaggio.

Allora il mio amico che è pure forte, non si fa prendere da piagnistei. No. Affronta la cosa con la solidità di un uomo. Così l’altro giorno ci dovevamo vedere e ho pensato che avrei dovuto avere tatto. Perché in fondo gli era appena mancato un pezzo. Gli era appena mancata una parte di sé, quella che un giorno decide di darti la vita.

Ma ieri. Ieri in Facebook scrive una cosa. Che mi ha fatto riflettere. E che ora ho riporto qui.

“Ci lavori due anni – scrive su Facebook- per carte, documenti, scartoffie per ottenere una accompagnatoria ma la usi solo 2 mesi. Riprendi il tutto in mano per un inserimento in una casa di riposo per un malato terminale ma ti serve SVAMA, ISEE e documenti di ogni tipo compreso foto di quanti peli hai sul culo. Finisci questo ma nel frattempo tutto ciò non serve più e quindi devi ripartire con tutt’altre carte. Intanto ti bloccano tutto, pensione compresa quindi una persona anziana non ha di che vivere. Questa è l’Italia di merda, laddove non funziona un cazzo, quell’italia malata di ladri e corrotti che se si accorge che hai cinquanta euro messi da parte, dopo una vita di lavoro e sacrifici, trova il modo per incularti anche quelli”.

Già. Perché allora questa è l’Italia del cazzo. Quella dove per avere un’accompagnatoria ci vogliono due anni. Quella che quando la ottieni non ti serve più. Due anni di carte, cartine, carrette, buste, pratiche. Due anni di uffici. Di telefonate. Di mail. Due anni di giri a vuoto. Due anni su e giù con l’auto. Due anni dove ci paghi pure le marche da bollo e il caffè agli impiegati. Due anni fatti per mandare avanti la burocrazia che affonda il paese. Che macina l’acqua. Che spegne il fuoco con l’incendio. Due anni passati a ottenere una accompagnatoria che usi due mesi. Perché poi. Perché poi accade che il padre abbia bisogno di una casa di riposo, quelle dove accudiscono i malati terminali, perché se un figlio lavora tutto il giorno non può stare a casa, e perché se uno sta a casa non porta a casa i soldi che ti servono proprio per ottenere le carte. E così. Così mesi di altre richieste. Altre telefonate. Altre dichiarazioni. Altri giri. Altri soldi. Altre carte. Fino a che. Fino a che il padre muore e tutte quelle carte, tutti quei giri, tutte quelle mail, tutte quelle pratiche finiscono giuste dritte nel cesso. Di questa Italia del cazzo.

#nottesbetti

#sbetti

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