Oggi ho conosciuto una donna. È polacca, ha 48 anni e c’ha pure due figlie. Due figlie gemelle. Di 28 anni. Ha avuto le figlie quando di anni ne aveva 20. E poi da sedici anni è venuta a stare qui in Italia. Prima c’è venuta per trovare la sorella. Poi c’è venuta per ritrovare la sorella. Poi c’è venuta per ritrovare ancora la sorella e così una due tre quattro volte, alla fine in questa Italia c’è rimasta. In questa Italia che gli italiani trattano peggio della fogna. In questa Italia che resiste su questa cartina geografica e che ancora non affonda. E allora dicevo é venuta in Italia. E mentre mi parlava di lei del suo lavoro delle sue figlie, c’aveva gli occhi che le bombardavano passione. Che le abbondavano di voglia di fare. C’aveva gli occhi di quelli che vengono in Italia per lavorare. Per farsi una vita. Per migliorare. Non aveva gli occhi di aspetta che tramonti il giorno e che faccia sera. E c’è una cosa infatti che noto in alcune donne straniere che vengono in Italia per lavorare. Ed è la voglia di fare. Il credere che si possa fare tutto. Lo slancio. La passione. L’entusiasmo. È questa voglia che traspare dagli occhi e che fa sembrare possibile anche ciò che non lo è. E le vedete sapete. Le riconosci subito. Stanno ai banconi dei bar con i guanti in mano e tirano giù quel guanto con i denti, fanno sfiorare il polso sui capelli per mettersi a posto il ciuffo. Stanno nei bagni dei locali o degli autogrill, ferme lì mute immobili che paiono dire: devo solo resistere, c’è una vita là fuori. Oppure stanno sedute in qualche aula universitaria e sembrano non stancarsi mai. Viverla tutta questa vita che a loro ora è concesso vivere. Berla fino all’ ultimo goccio. Sembra che di quella vita che forse gli era stata tolta, ora se ne vogliano riappropriare, che se la vogliano riprendere tutta, studiando, approfondendo, imparando. Cercando di non buttare via nemmeno mezzo secondo di questa vita che ora hanno. E allora oggi parlavo con questa donna e a un certo punto mi ha detto che lei ama l’Italia. Ma che molti nascono in altre parti del mondo e che per il solo fatto di nascere da un’altra parte, significa che hai la vita segnata.
Poi però. Poi mi ha detto un’altra cosa: “sai, non tutti hanno la possibilità di nascere in un Paese come questo; molti hanno genitori che non hanno chissà quali possibilità o che mettono i figli sulla cattiva strada, però poi c’è anche chi un giorno decide di prendere partite e di cambiare la sua vita”.
E allora questo mi ha fatto riflettere. Perché non si cambia scrivendo su Facebook “oggi si cambia”, “oggi riparto da me”, “oggi vita nuova”, o postando qualche frase di tutte quelle innumerevoli stronzate e cagate che questi distributori di deficienza ci propinano. No. O non si cambia lamentandosi. O provando a sistemare le cose.
C’è anche chi la vita, l’ha cambiata per davvero.
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