I giardini tirati a lustro, i lampioni che illuminano il viale e le luci accese di un albergo senza altezza.
Incontro Magdi Cristiano Allam in un hotel di Abano Terme. Il mondo sembra essersi fermato.
Appena si entra nella hall si ha subito la percezione di pace, di quiete, di tranquillità. E infatti non appena volto lo sguardo una coppia di anziani sembra venirmi incontro.
Lui ha un accappatoio grigio, con le ciabattine ai piedi; lei un accappatoio rosa antico con le scarpette intonate.
Tutto luccica all’interno dell’albergo. Anche il bagno dove per errore mi intrufolo dentro quello degli uomini. Quando esco sei occhi mi guardano sbigottiti, quasi sconvolti da una presenza femminile nel loro spazio vitale. Mi faccio forza e rispondo loro che a casa propria non hanno i bagni divisi per sesso.
Sorridendo ovviamente, mi conquisto la simpatia di due. Uno rimane schivo e si lava le mani.
L’atmosfera è pacata nell’albergo, chi gioca a burraco, chi a biliardo. Anche le palle che cadono in buca hanno il tocco lieve, lì dentro. Chi gioca a carte, chi beve un cocktail prima di cena.
Chi parla, chi ride ma non troppo. Chi passeggia.
Penso che qualche giorno lì dentro servirebbe a scrollarmi di dosso le tensioni di una vita frenetica.
Detto questo, cerco di non farmi trasportare dalla quiete e penso che tra non molto farò un’intervista.
Un’intervista a cui tengo molto. Dopo aver passato la notte a leggere e sviscerare un libro fondamentale.
“Islam, siamo in guerra” di Magdi Cristiano Allam. E infatti è proprio lui che devo incontrare.
Sembro una studentessa ai primi esami universitari. Sono tesa, mi faccio portare un caffè, penso continuamente al caffè e alla sigaretta, ma il caffè rimane lì. La sigaretta, per la prima volta in vita mia, anche.
Continuo a percorrere il corridoio di una stanza piena di persone senza tempo per varie volte, su e giù, su e giù. Stritolo il libro tra le mani. Ripercorro alcuni passi per me importanti e attendo.
D’un tratto mi volto, Magdi è arrivato. Lo intravedo da lontano con i suoi occhialini color tartaruga. Dopo qualche istante mi viene incontro. Mi presento, ci stringiamo la mano e lui mi saluta. “Ciao Serenella”.
Ho sempre adorato chi al primo incontro ti chiama con il nome di battesimo. É un segno di apertura, di tranquillità.
Ha un fisico asciutto Magdi. Ci sediamo e cominciamo l’intervista. Lo presento come Magdi Allam e lui subito mi interrompe “Magdi Cristiano Allam prego”.
É un particolare naturale e significativo ma ai registi non va bene e mi fanno ricominciare. A me rimane impresso. Cominciamo a parlare dell’ Islam e delle sue connessioni con il mondo occidentale. Nel libro lui afferma che il sodalizio Monti – Chiesa Cattolica ha prodotto una sfiducia dei cattolici nei confronti della Chiesa. Gli chiedo se questo possa voler dire in qualche modo che sempre più persone decidono di seguire l’Islam. “Un ragionamento ardito” risponde lui.
Poi parliamo della situazione economia italiana, della diversità della finanza italiana con quella islamica. Dell’importanza di avere una nostra moneta. Una moneta che non è l’Euro.
Fa strano vedere lui, nato al Cairo nel 1952 e con i contorni egiziani, sentire parlare di Nostra moneta. Magdi infatti era musulmano, ha creduto per 56 anni in un Islam moderato, fino a che non è stato condannato a morte dai terroristi islamici.
Nel 2008 riceve il battesimo del Papa Benedetto XVI e al suo nome aggiunge Cristiano. Io non sono Magdi Allam.
Sono Magdi Cristiano Allam.
Lui non crede in un Islam moderato. Nel suo libro proprio nell’introduzione scrive “la radice del male è l’islam”.
Ma un’intervista non basta. Ce ne vorrebbero molte di più. Ci vorrebbe capire cosa possa aver spinto un uomo a condannare così la religione di nascita.
E in parte, il cosa può averlo spinto lo si scopre leggendo il libro. Sentirlo parlare affascina, incanta, un sapere oltre ogni aspettativa. Un monito sempre più forte per difendere la nostra civiltà.
Lui è stato il primo giornalista a subire un procedimento per islamofobia da parte dell’ Ordine Nazionale dei Giornalisti e a vincerlo. Si può quindi criticare l’islam.
Le sue posizioni sono molto nette, radicali, l’islam moderato non esiste. E credere di avere la presunzione di mettere in discussione le sue parole è da stolti.
Perché lui sa di cosa sta parlando, ha vissuto in quei Paesi. Io no. La maggior parte di noi, no.
Continuando a restare qui, capirne qualcosa è impossibile. E ora questo desiderio di capire è forte. Più forte che mai.