Ogni volta che sento i nostri rappresentanti del Governo parlare mi sento pervasa da una nuova consapevolezza. Non so spiegarvi cosa. Mi sento come galvanizzata. Come se un’aureola di saggezza si impossessasse di me.
Ogni giorno grazie a queste persone riesco ad apprendere cose nuove e mi sento, vi giuro, profondamente grata. Alla sera quando vado a letto non uso il diario della gratitudine, che va tanto di moda adesso – come se le persone avessero scoperto la gratitudine nel nuovo millennio , ingrati che non siete altro – ma penso e annoto le parole dei vari ministri parlamentari onorevoli, tutta quella gente seduta anche sui sedili ribaltabili dei treni, che manteniamo e penso che sono veramente fortunata. Cosa abbiamo appreso questa settimana. A pochi giorni dalla giornata contro la violenza sulla donna, la ministra Roccella, ministra della Famiglia, Natalità – che con sto governo non so cosa vogliate far figli – e Pari opportunità che esistono solo per leccaculo e ricchi, ci delizia col suo autorevole intervento alla conferenza internazionale, cito “di alto livello” – cos’era se era di basso – dedicata al contrasto del femminicidio e ci fa riflettere su un punto a cui effettivamente non avevo mai pensato.
Dice la ministra Roccella che, cito testuali parole: “Ogni donna che viene uccisa è troppo, ma bisogna anche fare l’inverso. Ogni donna che non viene uccisa è un fatto positivo”.
Del resto è vero. Cioè vi giuro mi ha svoltato la giornata. Non avevo mai pensato di ringraziare l’universo perché sono viva perché un uomo ancora non mi ha ucciso. Suvvia donne. Ma di che vi lamentate.
In Italia in meno di dieci mesi sono state uccise 85 donne. Ma quante donne vive ci sono? Eddai no. Che vuoi che sia una più, una meno. Poi la Roccella fa anche un altro discorso che ha capito probabilmente solo lei, perché io dal basso della mia più umile intelligenza, non l’ho ben compreso e cioè – dice Roccella – che attende i dati perché cito sempre “non c’è una correlazione fra l’educazione sessuale nella scuola e una diminuzione delle violenze contro le donne”. Ma quindi cosa vuol dire? Che dobbiamo procedere per esperimenti? Per tentoni? Togli educazione. Metti educazione. Togli educazione. Metti educazione. Se l’anno in cui l’hai messa i femminicidi sono dieci in meno allora l’educazione sessuale nelle scuole funziona. Invece se negli anni in cui l’hai tolta ci sono dieci femminicidi in più non funziona. E quindi non ho ben capito chi dovrebbe fare da cavia.
Ma la cosa che mi ha lasciata ancor di più sbalordita – ma forse neanche tanto perché in alcune zone d’Italia, quelle più ruspanti per dire, il patriarcato è bello impresso anche sull’asfalto – sono state le parole del ministro Carlo Nordio. “Il maschio non accetta parità – ha detto – perché il suo codice genetico fa resistenza”. Cioè boh. Ma l’ha detto veramente? “Io mi sono sempre chiesto – ha continuato Nordio – da modesto studioso anche di storia, come mai siamo arrivati a questa prevaricazione continua, ininterrotta, secolare, millenaria, dell’uomo nei confronti della donna: è una risposta se vogliamo un po’ darwiniana della legge del più forte. Nel senso che dai primordi l’unico criterio di forza era quello della forza fisica, della forza muscolare. E poiché la natura ha dotato i maschietti di una forza muscolare maggiore di quella delle femminucce dai primordi dei tempi, questo unico criterio di superiorità ha diciamo fondato il cosiddetto maschilismo”. Un salto di qualità per il ministro che da giudice passa a politico, poi sociologo, poi antropologo, l’avevamo lasciato in effetti quando consigliava alle donne di rifugiarsi nelle chiese o nelle farmacie. Però a giudicare dal numero di maltrattamenti e violenze e e femminicidi, mi viene da pensare che l’Italia ha un grosso problema di preti e di farmaci dato che o le donne hanno trovato le chiese o le farmacie chiuse, o il don di turno armato di incenso non è riuscito a sconfiggere il bruto. Nemmeno il farmacista a dire la verità, anche perché corri il rischio che quando vai in farmacia quella farmacia non sia manco di turno. Però davvero mi compiaccio con questa tesi che assolve gli uomini. Cioè insomma non è colpa vostra. Ce l’avete scritto nel dna. La colpa è di Darwin. Di chi vi ha partorito. Di chi vi ha fatto. Dell’universo. Della scienza. Del genoma. Di madre natura. Non è colpa del patriarcato, del maschilismo che ormai si è incuneato dappertutto anche nei nostri linguaggi nei nostri sorrisi nei nostri commenti. Lo vedi nei posti di lavoro. Al bar. Al ristorante. Non è colpa della prevaricazione. Del controllo che l’uomo pretende di avere. Di questo fatto di non accettare che la donna abbia una propria vita e sia indipendente. No. È colpa del dna. Grazie ministro, davvero. Però queste parole valgono se ragioniamo come ragionano i quadrupedi, dopo milioni di anni auspicherei che gli umani abbiano fatto un salto, se non culturale, almeno di civiltà.

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