
Ci avete ammaestrato per anni con le vostre teorie, le vostre dottrine, le vostre morali religiose e cristiane. I vostri indottrinamenti, i vostri insegnamenti, le vostre preghiere, i vostri pianti.
Ci avete addottrinato per anni con il vostro battervi il petto in chiesa, le vostre finte lacrime. Ci avete insegnato per anni a dare aiuto ai poveri, a sorreggere gli ultimi, a dare forza e sostegno agli oppressi, a dare cibo agli affamati, da bere agli assetati. Anni passati con i vostri catechismi, i vostri indottrinamenti a spiegarci quanto bello sia porgere l’altra guancia, il perdono, l’assolvere, la grazia, la comprensione. E poi. Poi 530 volontari partono con barche cariche di viveri cibo e acqua e li ridicolizzate. Li sprezzate. Li schernite. Li sdegnate. Ridete loro in faccia. Non guardandovi la vostra. Che forse tra quella e il fondoschiena non passa tanta differenza. Li avete definiti dei pagliacci. Dei buffoni. Dei figli di papà. Di gente in cerca di visibilità. Gente che si riempie la bocca di famiglia, di nascite, di figli. Che va a genuflettersi negli inginocchiatoi delle chiese. Che stringe la mano ai preti. Ai cardinali. Che non perde le messe. Che si fa il segno della croce. Che invita il popolo ad amarsi, a fare figli, a mettere su famiglia. Ma quando si tratta di prendere una posizione, sono tutti bravi a nascondersi dietro i giochetti del potere. A dire che Israele ha fatto bene. Che sono loro, cazzo, loro, i volontari della Flotilla ad avere commesso un crimine.
Hanno reso la tragedia umanitaria che sta accadendo a Gaza come un ring dove far valere le loro posizioni. Dove ci hanno potuto scrivere fiumate di editorialoni. In cerca di like. Di consensi. In cerca di rifornimenti dove pompare il loro ego. Gente che si riempie la bocca di bandiera italiana. Di valori. Di principi. Delle nostre tradizioni, ti dicono a ogni ricorrenza, a ogni evento, a ogni cerimonia. Ma non vedete? Non la vedete questa gente? Posa con i foulard di seta, i gemelli ai polsi, le iniziali sulla camicia, le fanfare, i discorsoni, le preghiere. E ci fa i post su Instagram. La verità è che nella società del diritto, delle conquiste, delle battaglie dei nostri nonni – come le chiamano loro – nella società della nostra conquistata civiltà, della nostra agognata libertà, questa tragedia non può assumere un valore politico. Un colore politico.
La missione umanitaria della Flotilla non può essere contestata. Non può essere schernita. Oltraggiata. Ma guarda caso. Guarda caso saranno proprio loro. Gli uomini e le donne di chiesa, i cristiani. Quelli che ancora credono nei matrimoni, nel “Dio Patria e famiglia”, a ridicolizzare queste persone partite con il vento contro per aiutare degli esseri umani a cui hanno tolto tutto. Nelle loro barche avevano viveri. Non avevano armi. Quando questa sera ho visto un video di quella inviata, Emanuela Pala, a bordo della Flotilla, mi sono sentita morire. Lei ha fatto in tempo a girare quelle immagini prima di gettare il telefono in acqua. Dai suoi occhi si scorgeva quella sottile paura, quel sentirsi abbandonati a se stessi in mare aperto, abbandonati dallo Stato, a un destino che hanno provato a scrivere per deviare il corso della storia. Quando andava il video, alla radio passava la canzone “The sound of silence”. Del vostro silenzio sarete sempre colpevoli.
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