
No no. Questa roba degli ombrelloni chiusi. E dei portafogli vuoti non è una favola. Non è assolutamente una favola. È che la gente ha capito e giustamente si è rotta il cazzo.
Le scorse settimane sono stata al mare. Poi sono dovuta rientrare per lavoro. D’altronde chi te lo fa fare, chi te lo fare ad andare in ferie ad agosto con la bolgia e il popolo bue che avanza. Le ferie ad agosto son da esaurimento nervoso. Il bailamme è al completo. Il rumore alle stelle. Sta gente poi che deve per forza divertirsi mi crea un prurito a livello epidermico. Gente travestita da pinguino, tracotante e tracollata, che fa la corsa a chi arriva prima in acqua. Armate brancaleone picaresche che fanno i selfie in spiaggia. Ovunque ti giri è uno sfracello di gente sudata sudaticcia affannata, inciabattata e agghindata pronta per arrostire in spiaggia. Che fatica più ad andare in ferie che a lavorare. In ferie da cosa poi? In ferie da cosa chiedeva il grande buon Marchionne.
Se alla gente venisse proposto di lavorare per 3500 euro al mese in fila sotto il solleone per accaparrarsi un lettino – ai vecchi tempi era così, c’erano lunghe code – fronte mare che non sia proprio perfettamente inclinato con l’asse terrestre di modo da seguire perfettamente il movimento del Sole; ecco se alla gente venisse chiesto di tribolare così per lavorare, probabilmente più di qualcuno rifiuterebbe. Perché queste non sono ferie. E gli italiani se ne sono resi conto, soprattutto se per andare in vacanza, in Italia, ti costa l’occhio della testa. Meglio l’estero. Le baite in montagna. La tenda. I camper. Perfino il gommone.
Intanto i lettini. Una famiglia per andare in spiaggia arriva a spendere anche 250 euro al giorno. Con gli stipendi fermi. E i prezzi che lievitano, la gente normale – quelli che girano in bermuda per intenderci – non è che vive di vitalizi. Né può andare a chiedere i soldi ai ministri, perché questo governo ha creato un sistema così talmente annidato su se stesso e nevralgico che alla fine anche se lavori sei povero. Ma una famiglia, dicevo, spende l’ira di Dio. Tra sdraio e ombrellone che costano 50 euro al giorno, acqua che costa 5 euro, parcheggio che a meno di 10 euro non lo trovi. Il parcheggio poi se è pieno, devi andare a parcheggiare nel paese vicino e non fai in tempo ad arrivare in spiaggia che sei già stufo.
Chi te lo fa fare, poi, se vai in giro a mangiare e spendi 38 euro di un branzino, magari congelato pescato il 15 agosto sì, ma dell’anno scorso. Con sta storia poi che in alcuni ristoranti si sono pure fatti furbi. Un piatto di verdure, ossia tre striscioline anemiche di verdure che galleggiano nell’olio, te lo fanno pagare 7 euro. Non hanno aumentato i prezzi, ti dicono, ma intanto sono saliti l’acqua, il costo del servizio, il taglio dell’anguria, l’acqua del rubinetto del cane, e pure il coperto. Peccato che negli espositori dei menu ci siano solo i prezzi delle pietanze e quindi uno rimane becco e pure cornuto. Ovviamente non sono tutti così, specifichiamolo. Però bisogna starci attenti.
Per andare in giro poi è diventato un macello. E le code. E le tessere. E gli automobilisti che si prendono a cazzotti in faccia – è accaduto veramente l’altro giorno in un tornante verso le Dolomiti – e la carta di credito. e le prenotazioni. E le assicurazioni. E le tessere d’imbarco. E quelle di sbarco. E il permesso di soggiorno. E il contributo d’accesso. E la tassa di soggiorno che perfino dai preti – l’ho sperimentato personalmente- costa 5 euro. Più l’8 per mille. E basta cazzo.
Se uno deve spendere 1000 euro per star in ferie quattro giorni, col profumo di fritto misto che sa di pastella affumicata, tanto vale pungersi il culo sugli scogli, senza lettino e ombrellone, e restare lì. Lì puoi anche scorreggiare e non ti sente nessuno. Io mi sono guardata un po’ attorno i giorni scorsi. E anche dove, fino a qualche anno fa, si stava bene, ora è la desolazione totale. Nei locali non ci sono più i buttafuori ma i buttadentro. Ne ho visti la settimana scorsa nelle Marche per esempio. Buttadentro per strada, come in Spagna. Solo che in Spagna lo fanno per fare festa. A Madrid mi era capitato di ritrovarmi nella bolgia sangriana. Ma qua lo fanno perché son talmente disperati che hanno bisogno anche di chi consuma e poi se ne va. Solo che è il cane che si morde la coda. Ossia siccome non c’è veramente gente, ti fanno pagare un drink dieci euro, peccato che incassino solo quello.
Poi i lettini in spiaggia sono vuoti. Quelli su prenotazione e su pernottamento. Ci sono intere file di ombrelloni chiusi. Con la gente che fa festa in spiaggia libera. L’altro giorno c’era una famiglia che mi pareva di essere tornata ai tempi antichi. Quando la peperonata ti sgocciolava dalla bocca. Armati di piattini bibite palette cucchiaini per il caffè, ma tanto mescoli e ciucci sempre quello anche per chi viene dopo, mangiavano e bevevano in spiaggia. Tutto fai da te. Mentre i gestori guardavano. In giro non c’è più la coda. Manco dal cozzaro. Dal cucuzzaro. C’era un ristorante, che non dirò quale, dove ogni anno non si riusciva a trovare un posto manco se prenotavi a Natale, una coda, una roba che arrivava fino in piazza, con tanto di transenne tipo Gardaland e la gente si scannava per entrateci.
Quest’anno il pienone ce lo siamo bello che dimenticati. L’overtourism esiste solo in determinate mete dove ormai la gente ci ha fatto l’abitudine. In autostrada non ci sono manco più le giornate da bollino nero, con cui ogni anno ci scassavano la minchia. Ora ci sono le partenze intelligenti. Ossia ad agosto non parte nessuno. Sarà che hanno capito che gli italiani la m se la son scassata veramente?
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