Credo che dentro a quel becerume orgiastico del gruppo “Mia moglie” che contava oltre 32 mila iscritti, ci siano stati una valanga di appassiti, rammolliti, illanguiditi, invertebrati moralmente scadenti in virtù e valori, che passava il proprio tempo a condividere le foto di mogli, compagne, amiche, o chi per loro, donne a loro sconosciute.Gente magari infagottata la mattina nei loro frac e cravatta col sorriso a 34 denti che mai diresti possano partecipare a festini 4.0.Gente che forse li vedi belli in ufficio con la loro borsa cuoiata, con il loro viso appena saponato lustrato spazzolato e con quel profumo che lascia un alone da conati di vomito ogni volta, da toglierti il respiro. Una roba di una oscenità assurda che viveva e si ringolfava della sua stessa essenza: ossia lo schifo.Profili di dirigenti, di appartenenti alla polizia di Stato, di medici, di avvocati, di ingegneri, di responsabili de sta minchia; di gente che lavora presso curva nord, presso mondo, presso ovunque e che usa le donne come strumento di masturbazione che altro.Ci sono entrata prima che Meta decidesse di chiuderlo e ci ho trovato lo schifo. “Scusate ma non vedo mai la f…”, “qualche moglie di qualche sardo c’è?”. E ancora: “Scambio foto”. “Solo reali”, risponde qualche altro. “Sì”. “Ok, solo su Telegram”. Un altro che ha postato il fondoschiena della propria moglie o di chi per lei. Alcune foto sembrano anche fatte con l’intelligenza artificiale che, si sa, ha sostituito quella naturale. E ha reso disponibile l’intelligenza a chi non ne ha.Del resto, ormai i rapporti sono prevalentemente così. Nascono muoiono e si consumano sui social.In giro c’è l’esercito dei trentenni che sembra una carovana di bimbominkia. I 40 enni (alcuni si intende) sono avvitati sulle loro posizioni, con sta roba dell’orologio biologico in scadenza, e la fissa di trovare una “sistemazione”. I 50 enni (alcuni) se sono sposati o accompagnati ci provano. Se non ci stai si offendono. I 60 enni anche. Narcisisti patologici con la sindrome dell’abbandono. Con la fissa del “senza impegno”. Non gli rimane che chiederti una foto senza veli e senza filtri con la quale poter dar sfogo ai loro istinti non consumati a letto.Ma dietro a questo pattume e piattume, dietro a questo decadimento del genere umano, dietro a questa immoralità travestita da goliardia, dietro a questa depravazione – perché di questo si tratta – si nasconde, in realtà, ben più di una semplice devianza. Si nascondono voglie represse, psicosi, stati d’animo alterati, delinquenziali, altamente pericolosi e devianti. Si nascondono psicosi, rabbie, prepotenze, prevaricazioni e malcelati pericoli. Modelli di mascolinità tossici, ancora ben radicati, che considerano la donna come oggetto di scambio, come un qualcosa da condividere, guardare, come un qualcosa di cui prenderne possesso anche attraverso una foto. Del resto, scambio culo con tetta, fondoschiena con labbra, collo con gambe ben affusolate. L’ennesimo spazio dove si violano altamente i diritti delle donne, abusandone del corpo. Perché è un abuso anche quello. È soprattutto un abuso. Questa è la cultura dello stupro. Io ti posso ammirare e tu devi stare zitta. Io ti posso fotografare, guardare; posso scambiarti con la moglie di qualche altro, e tu devi semplicemente continuare a stare zitta. Perché io ho il controllo della situazione. Io ho il polso. Io ho il dominio. Io ho il testosterone e quindi tu muta. Per farla in breve hanno il cazzo, ma non il cervello.

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