
Pensate a quale privilegio abbiamo avuto nell’assistere, in mondovisione, a quello che doveva essere un incontro per raggiungere un accordo tra Stati Uniti e Ucraina.
Un privilegio immenso. Una volta non c’erano questi mezzi. E di come era andata negli stanzoni ovali o tondi, ce lo raccontavano i libri di storia. Nessuno aveva mai assistito a una roba simile in diretta.
Uno scontro duro, feroce, volgare, prepotente, strafottente dove il leader più potente al mondo se la prende con un popolo invaso e non invasore.
Mai visto niente di più grottesco. E folle.
Con un Zelensky che fatica anche a rispondere perché manco gli hanno dato l’interprete, e un Trump che con il fare di chi sottomette, di chi soggioga la gente, di chi prevarica, di chi tiranneggia, di chi spadroneggia, di chi si crede Dio in terra, di chi discrimina, di chi sfrutta, di chi se ne strasbatte dei diritti e delle libertà – a meno che non la si pensi come lui – interviene sul leader ucraino, addirittura zittendolo e dicendogli “hai già parlato troppo”, ecco interviene sfottendolo, denigrandolo, umiliandolo, colpevolizzandolo addirittura.
Dicendo addirittura che Putin ha dovuto subire tutto questo. “Putin ha dovuto affrontare tante difficoltà”, gli ha detto. “Non aveva colpa di nulla”.
Un leader che complice i suoi baciapiedi, poltronieri, e portaborse degli amici italiani riscrive e ridisegna il corso della storia.
Un leader che minaccia. “Sarà un’ ottima cosa per lei ascoltarci”, gli ha detto. E ancora: “Con noi lei avrà le carte, senza di noi lei non le avrà”. Inteso: con noi sei qualcuno, senza di noi sei fottuto.
Un leader che gli ha teso un’imboscata, che fa leva sul fatto che siccome lui è il presidente degli Stati Uniti può anche sputarti in faccia, in muso, può calpestarti, offenderti umiliarti, può trattarti come un essere inferiore, accogliendo addirittura Zelensky con quel “ti sei vestito bene oggi”, e lo fa perché lui rappresenta gli Stati Uniti e tu secondo lui non sei nessuno. Sei una nullità. Sei niente rispetto a loro.
Un leader che se ne fotte della libertà. Che ti fa pesare il fatto che tu hai bisogno di lui. “Non sei nella posizione di parlare”, gli ha detto. “Lo stupido presidente – riferendosi a Biden – vi ha dato 350 miliardi di dollari. Non permetterti di dire come ci sentiremo. Non hai le carte”. E poi, come a farlo sentire in colpa: “Tu stai giocando con la gente, tu stai giocando con la terza guerra mondiale”. Complice quel barboncino scagnozzo di Vance che mai è stato in Ucraina e che davanti ai cronisti lì riuniti per la grande festa aveva più la lingua infilata nell’ano del suo Padrone che in bocca. “Tu devi ringraziare”, ha detto.
Quando Zelensky gli ha detto di “non alzare la voce”, Trump come un padre padrone che ti sgrida, sollevando il ditino, gli ha detto “Non sta alzando la voce. Non sta alzando la voce”. Un teatrino che è stato uno schifo immenso. Una roba degna della più bassa lega. Mancavano il whisky e un porco in diretta.
Un Zelensky che si è trovato, perché ce lo hanno messo, in una posizione altamente di sottomissione, finendo nelle fauci di un pazzo e di un damerino che fa lo scagnozzo.
Un Zelensky che non ha potuto difendersi. Dire niente. Non ha potuto fare altrimenti perché era come essere finiti nella tana del lupo che vuole sbranarti. L’obiettivo di Trump era ridicolizzarlo. Non trovare un accordo.
Dinanzi a questo scempio mostruoso di diplomazia americana non ho sentito una parola di attacco da parte dei baciapiedi italiani verso Trump. Non una. E so già che domani ci sarà chi sarà pronto a difendere l’indifendibile.
Già mi immagino il leader del Cremlino ridersela e godersela dinanzi a questo teatro.
Ecco quando la guerra diventa show e propaganda.
Signori lo spettacolo, sul sangue di migliaia di morti, è servito.
sbetti
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