Bologna centro

“Se mi lasci ti rovino”.

Sta scritto in una via centrale di Bologna.

L’ho visto sto cartello per puro caso mentre dopo aver girovagato per ore, cercavo un bar dove poter andare in bagno e dove bere un caffè che non mi facesse dormire.

Ci sono venuta a Bologna per raccontare il tentato stupro di quella ragazza studentessa universitaria che la notte del 6 febbraio scorso è stata aggredita in pieno centro da un richiedente asilo somalo che ha tentato di violentarla. Lui poi l’hanno rilasciato ma siccome la figura di merda era tanta, allora hanno deciso di rimetterlo dentro.

“Se mi lasci ti rovino”, sta scritto nelle nostre strade dove le donne vengono aggredite.

“Se mi lasci ti rovino”, sta scritto nel bel mezzo di una strada a caratteri cubitali su sfondo rosa.

In un mondo dove ogni settimana ormai contiamo un morto. L’ultima a Padova, si chiamava Sara Buratin. Anche lui non “accettava la fine della relazione”. Come il caso delle altre due donne, madre e figlia, a Cisterna di Latina.

Come se la fine di una relazione debba essere accettata.

Ancora questa grave mancanza di rispetto delle parole. Come se la fine della relazione implicasse quasi una sorta di benestare, di nulla osta, di accettazione.

Lui non accettava la fine della relazione. E lui ha fatto fuori la madre di lei, la sorella, e ha risparmiato la sua ex.

Era un maresciallo della guardia di finanza Christian Sodano. “La faccia da bravo ragazzo”, hanno detto. Quale bravo ragazzo.

Dietro a queste storie si nascondono mostri, fantasmi, maniaci, pazzi criminali. Dietro a queste storie si celano le più grandi turbe dell’essere umano incapace di bastare a se stesso e di stare da solo.

Lui prima ha ucciso la mamma della ex, Nicoletta Zomparelli, poi non contento ha finito con due colpi di pistola la figlia di Nicoletta, ossia la sorella della ex, Renée Amato, “perché – ha detto – si muoveva ancora e non volevo che soffrisse”. La sua ex invece l’ha risparmiata perché si è chiusa in bagno. Ma lui, una furia vivente, ha tentato di raggiungerla anche in bagno. Lei è fuggita allora in camera della sorella, è uscita dalla finestra fuggendo in mezzo ai campi. Nel frattempo madre e sorella erano già morte. L’altro giorno un servizio al telegiornale faceva così: “Lui non ha pianto”. Grazie. Ci mancherebbe.

“Lui non accettava la fine della relazione”. “Lui aveva la faccia da bravo ragazzo”.

“Se mi lasci ti rovino”, sta scritto nelle strade di questo pianeta quando ogni giorno raccontiamo storie di donne ammazzate o maltrattate. Quando ogni giorno raccontiamo storie di donne che per essersi ribellate o per voler essere libere pagano con la vita il prezzo della loro libertà. Anche a Cisterna di Latina.

Lui era uno di quelli: “Se mi lasci ti rovino”.

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