Volevo chiedere al sindaco di Bologna Matteo Lepore se sa che nella sua città, oltre agli occupanti abusivi di case, ci sono anche i parcheggi con i divieti di sosta abusivi.

Io non riesco a capire perché in Italia dobbiamo sempre far la parte di quelli presi con le pezze al culo.

Dunque oggi per lavoro mi reco a Bologna e parcheggio l’auto in zona Corticella in un parcheggio.

Verso metà giornata mi devo spostare, torno alla mia auto e nel frattempo siccome a casa ho finito la carta igienica, mi reco al centro commerciale che so essere sempre aperto. Esco dal centro. Carico la carta igienica in auto e la lascio lì per un attimo. Tornata indietro mi accorgo che l’auto non c’è più.

Lì per lì non so come ho fatto, sono rimasta muta. Fredda. Impassibile.

Sembravo di ghiaccio. Visto che – se immediatamente non attivi queste difese – rischi che ti venga un colpo.

Così mi guardo attorno, mi giro e mi rigiro e vedo un carro attrezzi in lontananza nel mentre porta via una vettura. Così penso. “Oddio possibile che mi abbiano portato via la macchina?”.

Insomma guardo i cartelli, e nel parcheggio di un centro commerciale c’è la scritta: “Parcheggio riservato ai clienti del centro. Zona rimozione forzata, deposito tal dei tali”.

Per terra nessuna insegna.

Bene mi attivo e la troupe che gentilmente era con me, mi accompagna al deposito. Durante il tragitto non vi dico le cose che mi sono passate in mente. Ovviamente confidavo che l’auto mi fosse stata prelevata dal carro attrezzi e non rubata. L’idea del furto mi era balenata nell’anticamera del cervello per un secondo che poi ho prontamente provveduto a scacciare. Arrivo al deposito e vedo che fuori c’è una accozzaglia di auto messe lì alla rinfusa con quattro bengalesi che ridono dinanzi a quel cumulo di lamiere. Entro. E chiedo a brutto muso dove fosse la mia auto. “Perdio razza di idioti imbecilli gente da quattro soldi, sto lavorando, non ho tempo da perdere, ridatemi la mia vettura”.

Alla mia domanda sul perché me la avessero portata via mi hanno risposto che: “Loro hanno eseguito un ordine”, arrivato da non so chi, che ha detto loro che tutte le auto della gente che non era al centro commerciale andavano tolte”. Io ho chiesto loro: “Dimostratemi che non ero al centro”. “Signora non lo so, non è colpa nostra. Noi facciamo quello che ci dicono di fare”.

Certo. Funziona così ora. Funziona che gli imprenditori assumono i bengalesi pagandoli due lire e dicendo loro che devono esattamente eseguire gli ordini. Intimo loro di non pagare e che intendo andare a fondo. E loro mi dicono con fare beffardo e con quel sorriso che gli usciva sotto i denti: “Bene la tua auto allora rimane qui”. “Bene rispondo io, e incappate male perché io sono una giornalista e ora vi faccio il culo tanto”.

“Suvvia dimostratemi che non ero al centro”.

“L’auto non aveva il disco orario”.

“Come no?”

“Sì che lo aveva, datemi le prove”.

Nessuna prova pervenuta. Chiedo come fare per riaver l’auto e loro mi intimano di pagare 150 euro. Centocinquanta euro prego? A chi? Al comune? Alla provincia? Alla regione? Siete della forza pubblica? Un parcheggio privato aperto al pubblico può irrogare una sanzione? Sulla base di cosa? Siete forse dei pubblici ufficiali?

Lo sapete per diamine razza di strafottenti vigliacchi e inetti che prassi vuole che “parcheggiare in un posteggio presente in un’area privata è consentito e non porta nemmeno a una multa per divieto di sosta in proprietà privata, in quanto si tratta di uno spazio che non appartiene alla pubblica amministrazione e non ammette quindi l’intervento di un vigile”.

Facce da pirla.

Insomma questi non rispondono. Ma io sulla questione vado a fondo.

Questo è il trattamento riservato ai cittadini e alla gente per bene che ogni giorno si fa il mazzo tanto, invece i delinquenti in stazione a Bologna ecco quelli lasciateli lì mi raccomando.

E dire che io mi ero fermata al centro commerciale per comprare la carta da culo, che spero che a qualche altro possa servire davvero tanto.

#sbetti


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