Ho passato una giornata con chi lavora la terra. Probabilmente l’asparago non sarà più tra i nostri piatti. Alcune aziende agricole lo stanno eliminando perché è un ortaggio troppo faticoso. Richiede fatica. Voglia. Costanza.
La raccolta si fa uno a uno, stando accovacciati per terra, metro dopo metro, passo dopo passo, riga dopo riga. Un mestiere faticoso che segue gli andamenti del tempo. E in natura il tempo non lo puoi ammanettate. Non lo puoi ingabbiare. Lo devi lasciar scorrere. Con i suoi sfoghi e le intemperie. Con i suoi doni e le sue rovine…
Un mestiere che vede sempre più stranieri. Nelle aziende dove sono andata ho visto molti marocchini, tunisini, bengalesi. Molti giovani si stanno (ri)avvicinando a questo mondo, le braccia Rubate, diventano braccia Restituite.
L’Istat nel 7* censimento generale dell’Agricoltura calcola che i ragazzi fino a 29 anni a capo di una azienda agricola sono 18.923; 6.399 le donne.
Ma da qui a cantar vittoria ce ne passa. Perché le realtà giovanili rimangono sempre troppo poche. L’Ue sta intervenendo con finanziamenti. Nel Pac 2023- 2027 l’obiettivo è quello di consentire il ricambio generazionale in un settore che ha un forte bisogno di ragazzi e ragazze. Non di mercenari.
Servono voglia, passione.
Serve quella famosa fiamma negli occhi…
il mio reportage su La Ragione

Massimo controlla che sia tutto a posto. La spia sta a indicare che la doppia trazione è inserita. Salgo con lui sopra il trattore. Cinture allacciate. Doppio sedile. Radio. Se hai freddo c’è anche il riscaldamento. Dietro di noi, sul rimorchio ci sono sei ragazzi. Tutti stranieri. Marocchini. Romeni. Stanno seduti in riga composti. Il loro lavoro consiste nel pulire le piantine di cappuccio. Una per una. Poi ci pensa la macchina a piantarle a terra. Riga dopo riga. Metro dopo metro. Il lavoro procede ai ritmi della natura. Funziona così in agricoltura. Il tempo non lo puoi forzare. Non lo puoi ammanettare. Lo devi lasciare scorrere. Con i suoi sfoghi e le intemperie. Con i suoi doni e le sue rovine. Damiano Bellia, 34 anni, conduce questa azienda di famiglia a Scorzè nel veneziano, insieme al fratello e al padre. Sa bene cosa voglia dire svegliarsi la mattina alle cinque e rincasare la sera quando fuori è buio. Sa bene cosa voglia dire fare fatica. Prendi la raccolta degli asparagi per esempio. Vanno raccolti uno a uno, centimetro dopo centimetro. “Stiamo eliminando questi ortaggi – racconta a La Ragione – perché troppo faticosi”. Le file di asparagi che abbiamo davanti in questa immensa distesa di campi sono le ultime della produzione. L’anno prossimo non ci saranno più. “La gente ha ancora in mente l’agricoltura come veniva fatta una volta, ma non è più così”. L’asparago è una di quelle colture dove non ci puoi mettere la tecnologia, l’innovazione. Rimane un’arte. Che se non hai la sapienza nelle mani ti conviene mettere da parte. Damiano la sapienza ce l’ha ma non trova personale che fatichi a 360 gradi. “Ormai l’agricoltura si fa con i macchinari, ed è questo che spinge molti giovani a (ri)avvicinarsi a questo mondo”. Le Bra di questi tempi, infatti, non sono braccia Rubate, sono braccia Restituite. Su una mano tengono la pergamena di laurea. Sull’altra tengono la zappa. L’Istat nel 7* censimento generale dell’Agricoltura calcola che i ragazzi fino a 29 anni a capo di una azienda agricola sono 18.923; 6.399 le donne. Tra i 30 e i 44 anni le aziende gestite da uomini sono 92.854. E quelle gestite da donne 34.131. I titolari, laureati, under 40 sono 20 mila e di questi: 15 mila hanno un titolo non inerente all’agricoltura e 4.700 hanno una laurea specifica. Sempre più università propongono corsi per agronomi o specializzazioni nel settore. Ma da qui a cantar vittoria ce ne passa. Perché le realtà giovanili rimangono sempre troppo poche. L’Ue sta intervenendo con finanziamenti. Nel Pac 2023- 2027 l’obiettivo è quello di consentire il ricambio generazionale in un settore che ha un forte bisogno di ragazzi e ragazze. Non di mercenari. Servono voglia, passione.
Serve quella famosa fiamma negli occhi. Una delle misure è l’acquisto di terreni per i giovani agricoltori a condizioni favorevoli. “Devi avere tanta voglia”, dice Massimo Terzariol. Lui nei campi ci è nato e cresciuto. È maturato come maturano i pomodori al sole. Entro dentro il loro stabilimento. Ci sono una trentina di giovani, uomini, donne. Qualcuno ha portato le paste. Si festeggia un compleanno. Oggi è festa per tutti.
Serenella Bettin





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