
Due settimane fa mentre me ne andavo nel mio peregrinare tra una sigaretta e un cappotto di lana indossato di fretta mi sono imbattuta in questa storia. Così da donna curiosa mi sono fermata.
E mai come adesso che soffiano i venti di guerra la trovo azzeccata.
La fatica. Il sudore. Il sacrificio. Il freddo. Il gelo.
Lavori che nessuno ormai vuole fare perché in Italia ci siamo riempiti di dottori laureati su Google.
La gente si beve una quantità indecifrabile di fesserie che trova su internet credendo sia roba seria solo perché l’ha scritta Nostradamus dei me cojoni.
L’arte di imparare un mestiere e di fare fatica poi per guadagnarsi la pagnotta è diventata roba da sfigati in un mondo di strafottenti che campano sulle spalle dei precari e dove vince chi la mette prima nel culo agli altri.
Elay, il ragazzo italiano, origini calabresi, ha 18 anni e viene dal comune di Valdastico in provincia di Vicenza. Si chiama così perché la madre quando era incinta di lui stava leggendo un libro, e il protagonista si chiamava Elay appunto.
Mouhamed invece di anni ne ha 22. E viene dal Senegal. Fa il pastore dal 2019. E dopo un passato in fabbrica a Milano ha deciso di vivere in mezzo ai monti.
Ora sono nelle campagne veneziane a passare l’inverno, nell’attesa che su in montagna si sciolga la neve. Fanno anche le stories su Facebook.
Ogni giorno si mettono in cammino. Vivono su una roulotte senza riscaldamento, “ci si scalda con le coperte”, mi hanno detto e la loro giornata si svolge così. Sveglia alle 6.30. Colazione con latte e biscotti. E poi via subito al lavoro. Devono controllare se qualche pecora ha partorito. Se ci sono agnellini nuovi. Poi li portano al pascolo. E si guadagnano da vivere vendendo agnelli.
A mezzogiorno si mangia. A turno o cucina Elay o Mouhamed. Dipende. Mangiano pasta, carne, pane. “Dipende cosa abbiamo in dispensa”. Poi si riparte. Ci si sposta. Si va al pascolo. Si sta dietro alle pecore. Le si fa correre. Si mette la pecorella, quella che non c’ha l’istinto materno assieme all’agnello così si abitua, ne prende l’odore. La sera si cena e ci si fionda a letto. Niente televisione.
Per Mouhamed le temperature sono basse. Lui viene dal Senegal, non è abituato a questo freddo.
“Bello ma faticoso”.
Il padre di Elay invece fa il poliziotto. E ha provato più volte a far cambiare idea al figlio che ha studiato all’istituto agrario.
Ma il figlio non vuole. “In fabbrica non andrò mai. Amo gli animali. Sogno di avere 1000 pecore mie e amo stare in mezzo alla natura e all’aria aperta. Certo che è faticoso. Infatti molti provano d’estate a fare questo lavoro. Ma è d’inverno che si vede la scorza”.
Elay ha seguito le orme del nonno che aveva un allevamento di mucche. Quando per la prima volta a sei anni Elay ha visto un gregge se n’è innamorato. E da lì è cominciato tutto.
Li saluto. E mi rimetto in auto.
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