
“Giampaolo Manca?”. “Sì?”.
“Sono Serenella Bettin”. Comincia così, con una semplice telefonata.
Giampaolo Manca è un ex esponente di spicco della Mala del Brenta.
Il suo nome lo leggevo nelle sentenze quando facevo la studentessa di Legge. Mai avrei pensato di poterlo incontrare.
Manca ha 67 anni. Di cui 37 li ha fatti in galera. Entrato per la prima volta in un carcere minorile per aver rubato in una famiglia nobile, da quel momento la sua vita è un andirivieni tra le carceri di massima sicurezza. Niente sconti. Non ha collaborato.
Il suo nome lo fece Felice Maniero. Faccia d’Angelo. Un giorno Giampaolo Manca mi scrive su Facebook. Mi manda un messaggio su Messenger. Riversando la sua simpatia per una cosa che avevo scritto contro Fedez.
Da lì comincia a scrivermi, ma gli dico che se avesse voluto parlarmi di qualcosa intanto avrebbe potuto mandarmi una mail. Gli do l’indirizzo. E lui mi scrive. Alla fine del messaggio mi manda il suo numero.
Faccio passare qualche giorno e lo chiamo. “Giampaolo Manca?”. “Sì chi parla?”, “Sono Serenella Bettin”.
Cominciamo a parlare. Del piĂą e del meno. Poi il discorso scende nel suo passato. Nel suo trascorso. Gli dico che non faccio servizi al telefono. E che se avessimo voluto avremmo potuto incontrarci.
Mi dice che sta girando un film. Gli dico dove come quando cosa e perché.
L’appuntamento è per il 14 ottobre in un albergo di Venezia. Lì ci sono le riprese.
Penso molto se andare all’incontro. Io un’intervista la soffro. Studio. Mi documento. Rifletto. Mi lascio scavare dentro. Cerco di scavare, non gli risparmio niente. Prima dell’incontro di persona lo sento varie volte per telefono. Sono chiacchierata lunghe. Giampaolo mi dice che all’inizio era un gioco e che poi era diventato un lavoro. Faceva un sacco di soldi. Si rendeva conto. Ma… La moglie l’ha aspettato per 37 anni.
Poi mi dice anche che è diventato nonno. “Dio mi ha perdonato con questo dono. Ma sono io che non perdono me stesso”.
Quando arrivo e faccio la scalinata che mi conduce di sopra nella sala dell’hotel, Giampaolo Manca sta girando una scena. Una scena dolorosa. La Mala del Brenta è quella organizzazione criminale che negli anni 70 e 90 ha terrorizzato tutto il Nordest. Crimini, furti, rapine, omicidi, traffico di sostanze stupefacenti.
Capisco che il momento è doloroso. Aspetto fuori. Guardo. Scruto. Osservo. Mi viene incontro il figlio.
Quando apro la porta, Giampaolo Manca è in lacrime.
Da qui comincia il mio racconto sul #Giornale
sbetti
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