Intere distese di landa, praterie e boschi di conifere. Siamo lungo il viaggio che ci conduce in Bosnia e attraversando la Crozia, tutto intorno è un tappeto di foglie dorate. Rosse. Gialle. Verdi. Marroni. Arancioni. Qualcuna spunta pure rosata. È l’autunno che gioca con i colori. È l’autunno che scalda le foglie. Che le rende più belle. Che le colora. Che le dipinge. Che tinge il pennello nella tavolozza e crea capolavori.

Quell’enorme stradone che attraversa la Croazia si riempie di foglie colorate. Di tinte acquerelli. Di paesaggi naif. Di arbusti. Alti. Bassi. Sempreverdi. Boschi di conifere. Cespugli arrotondati. Pini che spuntano. Gli alberi quelli più alti se ne stanno piantati come tanti stuzzicadenti. Tronchi gialli. Marroni. Perfino bianchi.

Le colline attorno a noi formano un contorno dai profili umani. Da una parte di sta il sole che colora il cielo di rosa. Dall’altra ci stanno le montagne che ti avvolgono come il caldo di una coperta.

Perché sì. Perché quando vado in un posto nuovo. Mentre sto percorrendo la strada e vedo le montagne sparire dietro di me, le colline andare, le pianure srotolarci sotto le ruote mentre passa la musica e si consuma una sigaretta, mentre fai mille risate con i tuoi compagni di viaggio, penso sempre a dove sto andando. A quanto grande è il mondo. Penso a come saranno quelle colline di notte. Sento l’auto macinare asfalto sotto le ruote e mi viene sempre la nostalgia e la voglia di nuovi viaggi. Di nuove scoperte. Di quelli già fatti. Penso al paesaggio circostante che mi si cuce in quel momento addosso, che mi rimane impresso, e lo sento mio. Parte di me. Lo sento come se volesse accompagnarmi verso la prossima meta. La prossima destinazione. La prossima casa.

Perché è la sensazione che quando viaggio afferro il mondo. E scopri te stesso.

E da qui continuando.

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