A me non piace questa vignetta. Non mi piace no. Voi che continuate a postarla con il vostro sadismo che vi scorre nelle vene. A me non piace che qualcuno usi l’immagine di un padre che abbraccia una figlia. Anzi di una figlia che abbraccia il padre per provare a impietosire. Per provare a dire che siamo delle merde. L’anno scorso sul ponte di Genova sono morte 43 persone. Siamo delle merde sì. Siamo delle merde umane. E allora non mi piace no. Non mi piace che tutto il mondo posta le foto con il culo poggiato sulla sedia e poi. Poi rimane a guardare. Non mi piace che tutti si dicono indignati. E poi un campo di accoglienza non l’hanno visto nemmeno in fotografia. Non mi piace no. Non mi piace che tutti si riempiono di belle parole. Di frasi fatte. Di costruzioni a forma di cuore. Di offese. Di improperie solo per provare a dire quanto il genere umano sia una merda. Lo sappiamo. Lo sapete. E dentro alla merda ci siete compresi tutti. E non mi piace no. Non mi piace chi parla parla parla e poi posta una foto su Facebook e commenta. Non mi piace no. Andate. Andate. Andate a parlare con queste persone. Guardatele negli occhi. Stringete loro la mano. L’altro giorno a Venezia ho conosciuto una ragazza dell’Honduras fatalità e uno di questi giorni vi racconterò di questa ragazza dell’Honduras. Io ci ho parlato per mezz’ora. Ci ho speso tempo e sarei rimasta in sua compagnia ancora. E allora abbiate il coraggio per un giorno di togliervi la vostra comodità con i vostri culi al caldo o al freddo a seconda della stagione e provare a sporcarvi delle storie degli altri. Provate. Provate per un giorno a dimenticare chi siete. A dimenticare cosa avete. A dimenticare da dove venite. Perché è sempre molto comodo. È sempre molto comodo schierarsi da una parte o da un’altra. È sempre molto comodo posare il culo, con l’aria condizionata che ti sbatte nelle palle e scrivere che non siamo umani. Che siamo delle bestie. Che siamo animali. Partite. Andate. Andate a dare una mano. Aiutate. Entrate per un giorno soltanto in un centro accoglienza e respirate il profumo dei soldi che arrivano a palate quando si parla di profughi. La Caritas. La Caritas. La Caritas, quest’anno a Treviso, siccome il bando non prevedeva servizi e siccome la quota a migrante era diminuita, ecco la Caritas non ha partecipato al bando. E ha lasciato. Ha deciso. Ha deciso di lasciare che altri 100 e passa migranti tornassero nelle caserme. Allora andateci nelle caserme. Andateci. Io ci sono stata nelle caserme. E tra poco, a settembre, uscirà anche un libro. E vi posso assicurare che non basta dire accoglienza per farla. Andate nelle caserme dove d’estate ci sono 40 gradi e la puzza di fogna e di piscio fuoriesce dalla terra. Andate nelle caserme dove i migranti dormivano (dormono) accatastati sopra materassi di legno legati tra loro con il filo di ferro. Andate. Andate nelle caserme con l’acqua putrida che ti corre accanto mentre fai il bagno. Andate nelle caserme dove sotto un tendone dormono in 300 e fanno la fila anche per pisciare. Andate nelle caserme dove le cooperative dovevano insegnare l’italiano e parli con i migranti e non capiscono mezza parola. E andate nelle caserme dove fino a pochi mesi fa c’erano persone che attendevano un permesso da anni. Senza futuro. Senza speranza. Senza nemmeno immaginazione. Cadaveri che camminano erano. Sono. Fantasmi in attesa di un posto nel mondo. Burattini nelle mani di chi con loro volendoli accogliere ci ha fatto il soldi a palate. E allora andate. Andate. Andate. Ma per favore. Per favore. Le foto lasciatele ai giornalisti. Ai fotografi. Lasciatele ai mezzi d’informazione per togliervi dalla vostra becera ignoranza. Non usatele per far impietosire il mondo. Per avere un pugno di like. Perché allora avrete fatto lo stesso errore. Quello di far parte di un mondo di merda.

#sbetti

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