Allora adesso volevo dire una cosa a questo Paese di malati convinti, che rivendicano pure la paternità delle pisciate in autogrill.
E allora vi volevo dire cosa sì.
E vi volevo dire cosa ho imparato da queste campagne elettorali.
Allora la settimana scorsa riflettevo. E riflettevo. Riflettevo ma non trovavo le parole. Il modo per dirlo.
Ma oggi il mare, il mare ha permesso che i miei pensieri prendessero una forma. Che si allineassero. Che funzionassero come quegli album da colorare per bambini dove unisci i puntini e vieni fuori il disegno. E così lì sul lungo mare l’ho lasciato formare. Ho lasciato che si formasse. Poi, poi l’alcol ha preso il sopravvento. Gli amici. Il tabacco. La musica. La festa. La salsa. La playa. E non c’ho più pensato. Ma ora.
Ora che è tutto più delineato. Che l’alcol ha lasciato sfogare la gioia, ecco ora vedo ancora più nitido di come lo vedevo prima. Il disegno non solo ha unito i puntini. Anzi lo ha perfino colorato. E allora dicevo.
Allora seguendo queste campagne elettorali ho imparato che si può lavorare bene. Che si può lavorare in squadra. Che ci sono belle persone che meritano fiducia. Che hanno voglia di fare. Dei progetti da realizzare. Dei sogni da soddisfare. Delle idee da portare avanti, dei piani da portare a termine. Poi ho imparato che ci sono belle persone, che sono quelle che ti stanno accanto, che non ti mollano, che ti aiutano, che ti sostengono, che ti dicono: “non la mollo, lei non la mollo”. Che anche alle due di notte quando tutto è finito sono lì ancora a fare il tifo per te.
Insomma quelle che ti fanno vedere che nonostante gli impedimenti ci sono. Nonostante la salute. Nonostante tutte le cose che la vita può mascalzonamente metterti difronte.
E poi ho imparato che ci sono persone che ci credono. Che si mettono in prima linea, che ti sostengono, che lavorano, che fanno il lavoro dietro le quinte e che ci credono veramente. Passano ore a far fumare il cervello con qualche idea, proposta, qualche immagine, qualche slogan. Credono in quello che fanno e in quello che fanno metterebbero tutti loro stessi.
Poi ho imparato che ci sono le persone che amano la cultura. L’arte. La vita. Ho sempre ammirato le persone che si informano, che ascoltano, che hanno sete di conoscenza e voglia di imparare. Le persone che si pongono dubbi. Che fanno domande. Che condividono. Poi ho imparato che ci sono persone che per il loro paese, per il posto dove sono nati,
per far crescere bene i loro figli, darebbero l’anima, senza chiedere nulla in cambio. Sono volontari. Organizzano feste. Montano, smontano palchi. Mangiano tutti assieme e condividono le cene.
Ma poi. Poi ho anche imparato ed è la parte più triste, che la gente se vuole sa essere cattiva. Senza senso. Becera. E gretta. Attacchi personali. Video che non farebbero ridere nemmeno i polli castrati. Vignette che mio Dio apriti cielo se questo è il sarcasmo buttiamoci da un ponte, attacchi all’interno delle stesse liste. Delle stesse coalizioni. Prese per il culo da una parte all’altra con post su Facebook, millantate asfaltature elettorali, offese gratuite, illazioni su programmi copiato, idee prese da chi, da chissà chi, e ancora il meglio di chi. Come se in un paese nessuno pensasse di mettere le aiuole in fiore, i libri in biblioteca, le aule studio negli antichi rustici, i posti letto negli ospedali, i parcheggi nei parcheggi cazzo, e gli appartamenti in mezzo alle piazze. Sono anni che nelle campagne elettorali le proposte sono sempre quelle. E sono anni che c’è sempre qualcuno che tenta di attribursi la paternità dell’idea. Qui in questo mondo di coglioni che rivendicherebbero la pisciata perfino dentro i cessi degli autogrill. E poi. Poi. Sono anni che assistiamo a campagne pietose. Cagacazzi. Senza smazzi. Amministrazioni che realizzano lavori gli ultimi tre mesi del mandato. Gente che cinguetta come le cicale che non sanno cantare. Figli di padri insoddisfatti dalla vita. Gente avida di potere. Bramosa del trono. Foriera del lancio di spade. Gente che accompagna gli elettori al voto. Gente che fa campagna elettorale perfino nei cessi delle scuole. Gente che se qualcosa non va bene, chiama la stampa, la controlla. Personaggi senza palle che pur di entrare rinnegherebbero pure la loro madre. Gente che non ci crede. Che non si sa perché lo fa. Che non si perché è là. Chi ce l’ha messa. Chi gliel’ha fatta. Come straminchia avrà fatto mai a prendere voti.
Ma poi.
Poi mi sono accorta di una cosa. Ed è ancora più triste della più triste. La più grave. Ed è quella del sotto scacco. Del tenere la gente come cazzo pare a te. Del non rispetto. Della mancanza di tatto. Qualche volta perfino del ricatto. “Se non fai come dico io, ti rovino”. “Allora tiro fuori le cose”.
E qui parlo in generale.
Perché allora sapete a me non ricatta un cazzo di nessuno. Nessuno. Ma proprio, proprio nessuno. E quando hanno provato a ricattarmi, non hanno mai vinto.
Però volevo dire una cosa a chi sta leggendo e si sente coinvolto.
Che questa azione così ignobile e meschina, prima o poi finirà. Perché non è che sia una buona cosa. Sì insomma la pratica del: “se non è come dico io, io parlo male di te, io ti prendo per il culo”, non mi sembra sia un comportamento corretto.
Ma prima che corretto non mi sembra nemmeno sia un comportamento lecito. Lecito dal punto di vista della legge.
Ve ne siete dimenticati?
O avete bisogno di un ripasso di diritto?
Vi auguro tante belle notti.
Sogni d’oro.
#sbetti