Insomma #Natale. Natale è la giornata di ricognizione. I parenti si ritrovano dopo 364 giorni e si scambiano doni. Gli zii dei cugini della zia di periferia ti vengono a trovare chiedendoti come stai. Poi confondono il nome con quello di tua sorella. Così tu diventi lei e lei diventa te. Un giochetto che se dura, è un valido alternativo alla #tombola o al quizzone di fine anno. La zia che sta in #America ti chiama chiedendoti come mai non ti fai mai sentire. Lei che chiama una volta l’anno. Lo zio di terzo grado che sta in Uganda atterra a Treviso con un aereo proveniente da #Milano Malpensa alle 13.14 del giorno di Natale, sicché tu, mentre tutti i tuoi cari si stanno accomodando allegramente a tavola pronti per agganciare olive ascolane, vincisgrassi, cremini, frustingo (come in qualsiasi casa marchigiana che si rispetti), sali in macchina e prendi la via dell’aeroporto. Scoprendo tra l’altro che per strada non c’è un caz di nessuno, manco fossero i #mondiali.
Poi, la zia della zia, della prozia che abita a un chilometro dalla casa dello zio, dello zio, del prozio, ti viene a trovare e ti si presenta con un paio di pantofole come regalo, con il pelo di coniglio appena maciullato. Oltre a questo per non sembrare scortese ci aggiunge un pigiama, e come ogni anno esclama “cavolo non mi ricordavo, tu non usi i pigiami”. Già ma non ti preoccupare, visto che ci sono le renne disegnate, lo uso come addobbo l’anno prossimo sull’albero di Natale.
La prozia di quinto grado che sta in Corsica ti telefona e vuole sapere come stai. Ma soprattutto vuole sapere quando mangerà i confetti. “Bé sempre, tengo sempre a casa una scatola di confetti. Buonissimi, puoi anche scegliere, con mandorla e #cioccolato, con mandorla senza cioccolato, con cioccolato #bianco, fondente o con cuore interno spalmabile alla crema di nocciola”. Insomma basta farsi una spalmata di #confetti propri.
Poi la zia che abita a due metri da casa ti viene a trovare, puntualmente il giorno di Natale e mentre ti stai sedendo a mangiare, dopo essere andata a prendere lo zio d’Uganda, all’alba delle 15.45 quando tutti hanno già scartato anche i regali, nel mentre stai addentando un’ oliva ascolana, se ne esce con la classica domanda: “ho visto un’ epigrafe davanti la chiesa, lo conoscevi quello che è morto?”. Al ché l’oliva cade sul piatto e rotola giù spiaccicandosi a terra.
La nipote della nuora di tua cugina poi arriva dandoti informazioni senza senso su un parente che nemmeno conosci. I parenti che si sono seduti a tavola nel primo quarto della giornata raccontano le storie di quelli che arriveranno nel secondo quarto, sicché quando arriveranno quelli del secondo turno, tu sei già informata su tutto. I parenti del secondo quarto spifferano le storie di quelli della cena, così quando li incontrerai, anche qui sarai già preparata. Se ti va bene ti toccherà riascoltare. Se ti va male ti toccherà mettere insieme i pezzi e cercare di comporre le storie tra i parenti del primo turno, del secondo e pure del terzo.
E poi. Poi. Poi ci sono quelli che fanno un giro di ricognizione. Una visita medico fiscale per controllare se è tutto ok. Se è tutto in ordine. Tutto a posto. Come dicono qui.
“Lavoro? Lavori ancora in studio?”
“No. Ho cambiato da tre anni, ma te l’ho detto l’anno scorso”.
“E cosa fai adesso? La #giornalista”
“Ah insomma te scrivi puttanae”.
“Sì esattamente”.
“Ma sei andata a vivere da sola?”.
“No con il pesce rosso”.
“Ma ho visto che ti sei laureata, perché non mi hai invitato?”.
“Ma sai una festa per pochi intimi”
“Eh va Bè ma almeno la tua cara ziettina che ti vuole tanto bene e che ti segue sempre. A proposito cosa studiavi?”
#buonnatalesbetti