La leggenda del Panettone o Pan de Toni. Ecco perché. In realtà le versioni sono due, anzi tre. E’ la sera del 24 dicembre, siamo a Milano. Corte del Duca Ludovico. É il tempo del Ducato dei Visconti e degli Sforza. Tutta la corte é radunata per mangiare il dolce di Natale ma il dolce si brucia ed è la fine. Un piccolo sguattero, Toni che lavorava a quella corte allora reimpasta il dolce aggiungendovi per amalgamarlo uova, zucchero, un po’ di uvetta e cedro candito. Il risultato che ottiene è qualcosa di strabiliante. Da qui il “Pan De Toni”, tramutato poi in Panettone. Ma c’è un’ altra versione: sempre Toni. sempre la sera del 24 dicembre, Toni sta preparando il dolce di Natale ma nella fretta prendendo gli ingredienti un intero pacco di uvetta sultanina cade sull’impasto. Toni non sa che fare. Ormai è tardi per rifare il tutto. Decide molto coraggiosamente di cuocere lo stesso il dolce e servirlo così con l’impasto di uvetta. Ciò che ne risulta è un dolce squisito, ottimo, eccezionale, sorprendente. Il successo che ottiene è enorme tanto che da quel momento tutti vollero che il panettone fosse condito con uvetta, simbolo anche di fortuna, soldi e ricchezza. Ma c’è ancora un’altra versione, più simpatica. Suor Ughetta. Convento di Monache. È la sera della Vigilia, le monache hanno una povera focaccia fatta di burro uvetta e uova davanti a loro. La focaccia é bassa, quasi non si vede. Suor Ughetta, stanca di quella torta così povera e bassa, decide di incidere una croce sopra il dolce e voilà il dolce cuocendosi si gonfia, si gonfia e si rigonfia fino ad assumere la classica forma di cupola. Buon Natale.

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