
L’ordigno esploso sotto l’auto di Sigfrido Ranucci non è un attentato contro il giornalismo. O contro l’informazione, almeno quella attuale.
Nessuno si sognerebbe mai di posizionare una bomba davanti casa di un giornalista che lecca il culo al potere, o agli ambienti che contano. Quelli che leccano le chiappe, state tranquilli, che sono seduti belli comodi.
E in Italia di questi giornalisti, soprattutto ultimamente, se ne contano bizzeffe. Giornalisti d’inchiesta come Sigfrido Ranucci o giornalisti scomodi, che fanno domande scomode, che consumano le scarpe per andare nei luoghi, che non si piegano ai giochi del potere di turno, ce ne sono pochi. Pochissimi. Pochi sono in grado di metterci la faccia e di far valere quel più grande privilegio che abbiamo indossando questo mestiere: raccontare con il foglio bianco come stanno le cose. E fornire alle persone gli strumenti per riflettere.
La maggior parte dei giornalisti o non prende una posizione, perché una posizione non ce l’ha, perché magari gli piace far la vita comoda, non avere rogne; o riducono il loro mestiere a fare i cani da salotto dei potenti.
Se ne stanno lì belli a cuccia, con la lingua infilata più nell’ano di chi conta che non in bocca.
Rimaneggiano veline di regime a seconda del vento che tira in quella determinata epoca, copiano e incollano comunicati stampa farlocchi senza manco correggere gli errori, partecipano a conferenze stampa apparecchiate e sparecchiate da chi decide, riportano dichiarazioni fatte solo per compiacere chi governa, tradendo quel principio che dovrebbe investire ogni giornalista: raccontare al lettore ciò che accade e ciò che non viene detto e non si vuole far sapere. Informare chi viene governato e non incensare chi governa. Perché se uno fa il giornalista deve essere critico nei confronti del potere, altrimenti non è un giornalista.
Ma tant’è. Ranucci, dopo la bomba, ha ricevuto la solidarietà di tutti, anche da chi passa la propria vita a fare pompini all’establishment di turno.
La solidarietà andava manifestata prima. Non adesso. Non oggi. Non ora. La lista dei politici che hanno chiesto la chiusura di Report nei lunghi anni è sterminata. Ranucci è stato più e più volte minacciato, querelato, offeso, vilipeso, ignorato. Infangato, delegittimato, isolato. E imbavagliato, perché ti riempiranno la testa con le nuove normative, la privacy, ma dietro il paravento di legalità c’è sempre una realtà che rivela un’altra funzione. Un altro scopo. Quello di imbavagliare chi dice cose scomode. Quello di intimidire chi fa saltare le sedie nelle stanze dei bottoni. Di chi vuole sopprimere l’informazione perché un giornalismo indipendente fa paura a chi comanda. Quello che hanno subito Ranucci e la sua squadra non è un attentato al giornalismo. Perché da un lato ci sono i giornalisti veri, dall’altra c’è la servitù.
Sono pochissimi quelli dall’altra parte del potere. Quando fai la giornalista e ti schieri dall’altra parte del potere – lo sto vivendo sulla mia pelle – ti attaccano, ti offendono, ti deridono. Se prima eri la professionista, quella “sei grandissima, continua così”, ora sei la giornalaia a libro paga. La venduta. Quella senza dignità. Ora secondo loro dovresti limitarti a raccontare i fatti. Invece prima andava bene quando oltre ai fatti, ci aggiungevi anche il commento perché faceva comodo. Perché c’è sempre un momento della storia in cui il popolo diventa gregge e ha bisogno di un capo. Quando inizi a non pensarla come loro, quando ti rendi conto che alcune cose non vanno, quando denunci le ingiustizie dei potenti, quando cominci a dire cose scomode a chi fino all’altro ieri ti portava in palmo di mano, allora poi ti deridono, ti offendono, ti scherniscono. Idioti che non siete altro. D’un tratto diventi la giornalaia, la stolta, la fessa, la falsa. Inetti che non siete altro. Quando fai una scelta di coscienza, e cerchi di ristabilire il senso del tuo mestiere, sai che avrai contro molte persone che fino a ieri ti stringevano le mani. Ma tanto a me interessa poco. Potete dire tutto. Potete darci dei venduti, dei cialtroni, dei giornalai. A chi mi dà della venduta dico che sarebbe molto più semplice sedersi dalla parte del potere di turno. Meno rogne. Meno attacchi. Lavoro assicurato. Ma è molto più difficile sedersi dall’altro lato. Solo chi ha coraggio è in grado di farlo.
sbetti
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