Davvero l’Europa vuole questa roba? Davvero l’Europa accetta questa roba? Legata come fosse al guinzaglio, con schiavettoni alle mani e ai piedi, le manette con serraggio a vite che le inchiodano i polsi, il cinturione nero di fibra dura che le circonda la vita, fissato con delle catene che le impediscono perfino di starnutire e mettersi la mano davanti la bocca, e quel catenaccio che la tiene al guinzaglio e la trascina così come fosse una bestia o un animale da rinchiudere. Un esemplare del circo che ha finito la sua corsa è trattato meglio. E poi quei piedi incatenati anch’essi, con quei due blocchi di ferro pesanti che solo a guardarli fanno inorridire anche i morti. E poi quegli uomini che la detengono e la trascinano, con giubbotto antiproiettile, in tenuta antisommossa, e con un passamontagna nero calato sul volto.
Signori, l’Europa che ci impallina tutti se non adottiamo le misure green, l’Europa che ci redarguisce perché da noi i processi durano troppo, ci regala questo show e permette che un essere umano sia accompagnato in giudizio come fosse un animale.
Ilaria Salis è diventata un caso politico. Detenuta in una struttura di massima sicurezza a Budapest, la Salis è accusata di aver partecipato insieme ad altri estremisti di sinistra a una aggressione violenta contro estremisti di destra. Era l’11 febbraio 2023, l’anno scorso. Ilaria era a Budapest contro il raduno dei militanti neonazisti per il Giorno dell’Onore. La Salis si è sempre dichiarata innocente. Ha rifiutato un patteggiamento a 11 anni e ha chiesto di poter visionare i video che non la riprenderebbero in volto. Ma a lei viene contestata anche l’affiliazione ad Hammerbande, un gruppo di estrema sinistra, nato a Lipsia, in Germania, che vorrebbe “assaltare i militanti fascisti”.
Nata a Monza, cresciuta in Brianza, si è diplomata col massimo dei voti nel liceo classico della città, il suo attivismo è sfociato nell’occupazione di una fabbrica in disuso – chi l’avrebbe mai detto – e da lì ne è nato un centro sociale.
La sua storia, prima dello scoppio del caso, non era conosciuta. Quel giorno a Budapest la prelevarono da un taxi e la condussero in carcere.
Da quando è dietro le sbarre non fa che leggere. Al di là della sua colpevolezza o meno, le immagini che arrivano da Budapest sono qualcosa di indegno. Qualcosa che oltrepassa il limite del civile e dell’umano. Perchè nessuna persona dovrebbe essere portata in un’aula di tribunale per ottenere giustizia, trascinata in catene. Lo spettacolo è umiliante. Degradante. È qualcosa che non si può vedere.
E c’è un’altra cosa disturbante.
E cioè tirare in ballo il governo italiano per le condizioni disperate e degradanti in cui versa la Salis. Lei ha denunciato in una lettera lo stato del carcere in cui si trova: vestiti sporchi, senza assorbenti, cimici nel piatto. Ma a qualcuno piace parlare tanto per dare fiato alle trombe, addossando la responsabilità del trattamento ricevuto da Ilaria al governo italiano che, perdonate, ma non vedo come possa c’entrare.
Invece di sparare stronzate, preoccupatevi del fatto che in Europa abbiamo un Paese che detiene i propri reclusi come fossero animali, incatenati ai piedi, ai polsi e alle mani, inchiavati e ammanettati come fossero bestie. Questa cosa vi dovrebbe far riflettere. Perchè il grado di civiltà di un governo si misura dal trattamento che riserva verso i deboli, compresi i detenuti.

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