Giovanna Pedretti

Io davvero non ho capito quale sia il problema di una recensione falsa. Con il rispetto del diritto di cronaca si intende. E lungi da me voler sdoganare le fake news. Ma mio Dio una recensione falsa. Aiuto. Aiuto. Al lupo. Al lupo.

Ma davvero con tutte quelle caterve di stronzate e vaccate e idiozie che vi bevete ogni giorno nel pattume algoritmato e illimitato dei social, il problema per una donna, leggi Selvaggia Lucarelli, che ci informa anche se ha affondato il cucchiaio nella minestra, è che un’altra donna abbia creato una falsa recensione o risposto addirittura a una recensione vecchia?

Davvero con tutte quelle diavolerie che appaiono nei pattumi virtuali ogni giorno, l’inchiesta del secolo, secondo la premiata ditta, leggi Lucarelli Biagiarelli – lui che voleva fare la rock star ma è finito a fare il food blogger – è dimostrare che una titolare di una pizzeria in provincia di Lodi ha risposto a una recensione artefatta? Feticcio della sua mano che digita i tasti per comporre un commento? Cioè fate sul serio?

E provate a immaginare se dietro l’inchiesta del secolo ci fosse stata una persona di destra? Probabilmente sarebbero scesi i caschi blu, l’FBI, la CIA, l’esercito.

Lo avrebbero condotto in caserma. Lapidato in piazza e virtualmente perché dietro a questo strumento infernale che consente alle persone di dire la loro senza alzare le terga dalla sedia, la gente si sente Dio onnipotente.

Del resto si sa che quando dai un potere a qualcuno, il potere lo acceca, lo fa diventare inumano; un giustiziere social socialmente sociale alla ricerca costantemente di un bruto da sconfiggere, di un pezzente da ridicolizzare, di un povero disgraziato da immortalare e sbattere al muro. Un potere che non ha niente a che vedere con la ricerca e l’amore della verità, ma che risponde ai comandi dei like, delle visualizzazioni, della notorietà. Quando dai un potere a qualcuno si sente nel diritto di poter mettere alla gogna chiunque facendola finire nella tempesta perfetta, nel mattatoio di merda che aumenta, perché più rinvanghi il letame più puzza.

Fate finta di finire davanti a un ventilatore e questo improvvisamente comincia a caricare, le pale si muovono e attaccate alle pale ci stanno quantitativi di quella roba che esce dalle feci e tu sei lì impotente e non ti puoi difendere. Questo inizia a mulinare. E via via, giù spalate e sventagliate di cacca gratuita che più la mulini e più puzza.

Un po’ come quando accadde l’omicidio di Giulia e tutti gli uomini finirono alla gogna perché, secondo il supremo tribunale dei social che si piega ai dettami del politicamente corretto, del perbenismo, si sarebbero dovuti considerare responsabili.

In tutto questo caravanserraglio di opinioni e di recensioni e di false inchieste e di gente che non c’ha capito un tubo, io ci vedo solo una cosa.

Da una parte una povera donna colpita dall’esito più infausto che ora non può più parlare. E che probabilmente aveva già delle criticità e fragilità e alla cui pressione non ha retto. Ma lungi da me voler dire che è un’istigazione al suicidio. Ognuno di noi è soggetto alle opinioni degli altri. Sta a noi viverle. E scrollarcele di dosso.

E dall’altra ci vedo sempre più gente che vive di screen di social di foto; che pretende di fare giornalismo seduta a un computer senza raccontare storie, ma alzando palette, senza sporcarsi le mani, senza macinare chilometri e soprattutto senza calpestare le strade degli altri.

Così come ci vedo lo squallido mondo dei social, prendere parte alle tifoserie da stadio, come se vivessimo in un mondo parallelo. Come se si aspettasse solo quel momento di condividere di apparire di esistere. Perché una volta funzionava così. Se non ti piaceva il locale non ci tornavi più. Invece adesso si sentono tutti Dio onnipotenti, si gusta il piatto solo per postarlo, si va in ferie solo per far la foto, si pranza in un luogo solo per sedersi panciuti e satolli con il bottone che esplode e le mutande pure per fare la recensione a cinque stelle. Invece se la recensione è una cacca, poi inizieranno a turbinare sventagliate di merda e queste finiranno chissà dove.

#sbetti


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