Da Libero del 1 dicembre 2023

Se a voi sembra normale tutto questo. In una scuola media in provincia di Treviso, una professoressa ha dato una nota a un alunno e questo con altri suoi compagni l’ha aspettata fuori. Qui sarebbero volate frasi come: “Te la faremo pagare, non permetterti mai più”.
La prof sconvolta, ed evidentemente prostrata per l’accaduto, ha deciso di scrivere una bella lettera alla scuola e, intenzionata ad andare fino in fondo, ha scritto anche al comune chiedendo a gran voce un intervento di sensibilizzazione delle famiglie.
Il comune si è reso subito disponibile a indagare sul caso, e anche eventualmente a denunciare.
Ma dopo un primo braccio di ferro tra istituto comprensivo e amministrazione, la scuola ha deciso di procedere internamente. So ragazzi suvvia. Che sarà mai. Hanno solo aspettato fuori un professore.
Così l’altro giorno sono riuscita a mettermi in contatto con il preside dell’istituto scolastico il quale alla mia domanda: “Ma allora non è vero che la prof è stata minacciata”, ha tergiversato dicendo che alla mia domanda non avrebbe potuto rispondere.
Quando gli ho fatto notare che quello che hanno fatto gli alunni è molto grave, mi ha risposto: “È una grave forma di ineducazione. Sono dei ragazzini, la prego di considerare che sono dei ragazzini”. E quindi che vuol dire? Che è meno grave? Vuol dire che i “ragazzini” hanno fatto bene?
Aspettare una prof fuori dalla scuola, non può essere considerata una bravata, una semplice ragazzata, una cosa da ragazzini, suvvia sono minori, “dobbiamo garantire il garantismo, la scuola mira ad educare”.
Il fatto che degli studenti aspettino l’insegnante fuori dalla scuola – anche qualora non ci fossero state minacce – perché questa, ahimè, ha osato mettere una nota, la dice lunga sul futuro che stiamo costruendo. Ragazzini sempre più violenti e spavaldi. Genitori convinti di avere piccoli geni che difendono in tutto e per tutto le nefandezze dei loro figli.
Una volta – e non è retorica – quando l’insegnante entrava in classe ci si alzava in piedi. E fino a che tutti non fossero stati in piedi, l’insegnante stava fermo lì, dritto sulla porta. Me lo ricordo bene il mio professore di matematica alle scuole medie. Stava lì fermo impalato fino a che tutti non fossero in posizione eretta zitti e muti.
E una volta si dava del lei ai professori. E se qualcuno portava a casa una nota stampata sul diario con la penna rossa, i genitori non fiatavano e gli alunni anche.
Ora, la narrazione racconta storie di maleducazione e violenza e il quadro che ne esce è alquanto preoccupante.
Oltre che inquietante.
Non solo. Quando ho chiesto se i genitori fossero stati convocati, dato dato che sono passati ben 15 giorni, ho scoperto un mondo nuovo che non conoscevo, fatto di comunicazioni protocollate, carte da riempire, tempi burocratici da rispettare.
“Guardi, le regole della scuola – mi ha detto il dirigente – sono cambiate. Non sono le stesse di trent’anni fa. Ora le note si vedono dal registro elettronico. Ai genitori, che saranno convocati nel consiglio straordinario, arriva la comunicazione dell’ avvio del procedimento disciplinare. E poi le posso dire? I costumi sono molto cambiati. Io ogni giorno lavoro con genitori e ragazzini che mi danno del tu”.
Sarà. Ma a noi non pare un bel costume.
Preferivamo le note rosse con la bic.
Il lei ai docenti. E quando il prof entrava in classe, tutti in piedi. Ora si alzano, per minacciare i professori.
Il mio pezzo su Libero

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