Dagli all’italiano. La tragica vicenda accaduta domenica pomeriggio a Sirolo in provincia di Ancona lascia ben intendere che in Italia la narrazione talebana si basa essenzialmente sulla dimostrazione che l’italiano è un rozzo razzista e omofobo. Mi spiego meglio.
Domenica pomeriggio nel paesello marchigiano di poco più di quattromila abitanti, un ragazzo di 23 anni, albanese, Klajdi Bitri, questo il suo nome, è stato trafitto da una fiocina a tre arpioni in mezzo alla strada per mano di Fatah Mellou, algerino.
La dinamica ricostruita finora parrebbe essere questa: c’era un’auto che andava piano e dietro c’era la vettura guidata dall’algerino. La donna che gli stava davanti ci metteva troppo a decidere dove andare e quindi tentennava. Scrutava.
L’algerino ha preso, è sceso dall’auto e ha iniziato a inveire contro il marito della donna al volante, picchiandolo. Un gruppo di amici, tra cui l’albanese ferito a morte è giunto in soccorso.
Quando l’algerino ha visto l’albanese intervenire in difesa dell’uomo picchiato e della moglie, ha preso il fucile da pesca e ha freddato Klajdi Bitri al primo colpo.
Ora, questo fatto mi ha ricordato quello dell’anno scorso, quello del nigeriano, Alika Ogorchukwu, ucciso a colpi di stampella da un italiano. E fatalità proprio qui a pochi chilometri da Sirolo.
Subito arrivarono i media da ogni dove.
Per mesi andarono avanti con la menata del razzismo – e io Civitanova Marche la conosco e tutto si può dire ma non che sia razzista – e per mesi inzupparono la testa delle gente dando loro da bere che l’Italia in realtà è un Paese composto da quattro brutti disgraziati che ammazzano la gente per le strade a stampellate. Quasi ci fecero credere che era colpa nostra la morte di Alika, che era stato ammazzato a morte perché non l’avevamo protetto, perché non avevamo fatto abbastanza, perché non avevamo prestato aiuto a quel mendicante che ogni giorno faceva l’elemosina. Subito si levarono le corna dei politicanti del politicamente corretto a dire che era colpa di Meloni e Salvini. Di chi seminava l’odio. Giornaloni da tutto il mondo per raccontare la parte che faceva comodo loro e cioè che l’Italia è brutta e cattiva.
Subito tutti starnazzarono in coro, mio Dio il razzismo. Dio mio il razzismo. Il razzismo oh mio Dio. Chi si fece bello attaccando la destra. Chi ci marciò sopra perché meglio un morto per dimostrare la propria causa che un vivo per dire: “sì ho sbagliato”. Chi si fermò a posare un mazzo di fiori sopra il luogo dove era stato ammazzato. Per settimane udimmo cori, raccolte firme, comitati urlanti, manifestazioni, volantinaggi, veline che sposarono la causa senza manco sapere la realtà del posto.
Ora qui, nel caso dell’albanese ammazzato dall’algerino non vedo tanti strepitii delle anime belle, nessun commento dei talebani del politicamente corretto, nessun camminamento di gente, nessun sepolcro, nessun altare allestito in mezzo alla strada, nessuno che starnazza mio Dio il razzismo, il razzismo Dio mio. Oddio il razzismo. Ah già no. Dimenticavo, qui l’omicida non è italiano. È algerino. Quindi si può far finta di niente.
Poi ditemi, chi sono i razzisti?

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