
Putin, il dittatore del Cremlino, ha spedito la famiglia in un bunker di lusso in Siberia.
Caro lui. Che carino. Mentre la gente civile e disgraziata muore sotto i colpi di mortaio lui spedisce la famiglia nella città sottoterra.
Il bunker, secondo un ex capo del dipartimento di pubbliche relazioni dell’Istituto di Relazioni Internazionali di Mosca, sarebbe una città sotterranea hi tech iper altamente tecnologica, situata nelle montagne Altaj, progettata nell’eventualità di una guerra nucleare.
Viene da chiedersi perché Putin abbia spedito la famiglia in questo bunker di lusso.
Anche perché chi è veramente Putin.
Occhi di ghiaccio. Sguardo truce. Assente.
Naso sproporzionato. Mani grosse. Flaccide.
Lo guardi e pensi che sarebbe disposto a qualsiasi cosa.
Ieri ho letto che la Casa Bianca ha chiesto alle agenzie di spionaggio di raccogliere informazioni sulle condizioni di salute di Putin. L’intelligence americana, infatti, avrebbe definito il comportamento del leader “preoccupante”. Grazie. Doveva arrivare l’intelligence a stelle e strisce per dircelo.
Che il comportamento del barbaro sia preoccupante è sotto gli occhi di tutti. Civili uccisi. Bambini orfani. Case ridotte poltiglia. Palazzi sventrati. Piazze ridotte a tappeti di macerie e detriti. E milioni di persone chiuse nei bunker in preda al terrore. È un abominio. Una cosa sconvolgente. E leggo che c’è ancora qualche demente deficiente che mette in dubbio la guerra. In pochi giorni Vladimir Putin ha messo a punto un saggio che manco Freud sarebbe in grado di studiare. Il delirio di onnipotenza. Il fascino del male. Le derive pericolose e mortali del potere. Segnali di una follia che non attarda a manifestarsi tutta. Con la corsa da parte di fantomatici psicologi psichiatri pseudo esperti di politica internazionale che tentano nel buio come in preda ai nebbiogeni, armi da guerra micidiali, di delinearne il profilo. Impossibile. Lo conosce solo Putin. Maestro di judo. Genio del male.
Se lo capite siete come lui.
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