L’altro giorno stavo discutendo con mia madre sulla #SeaWatch3. E a un certo punto mia madre mi fa: “Ma se questi hanno fame? Se questi hanno sete? Dove li porti? Li fai morire?”. E allora questa domanda ha iniziato a rimbalzarmi in testa. E me la sono portata e me la porto ancora addosso. E ci ho visto mia nipote, così piccola e bella che proprio in questi giorni ha iniziato a mangiare e quando la guardo mentre la madre o la nonna le danno quella disgustosa pappetta che ho pure assaggiato, penso a quanto sia bello dare da mangiare e da bere a un figlio che ha fame. A un figlio che ti chiede di bere. E allora ho provato a mettere in fila i pezzi. E ve li scrivo qui, un attimo, di getto. Allora ricapitolando il 9 giugno scorso la Sea Watch 3 torna in mare. Era stata sequestrata il 19 maggio dalla Procura di Agrigento, dopo che aveva soccorso sessantacinque migranti ed era entrata in acque italiane. Questo nonostante il divieto del capo del Viminale Matteo Salvini. Il 12 giugno, la Sea Watch salva cinquantatré migranti che si trovavano a bordo di un gommone al largo della Libia. E questo se già fa alterare il ministro dell’Interno, mette sul piatto della bilancia che nel caso in cui la nave farà rotta verso l’Italia saranno applicati i nuovi strumenti del decreto sicurezza bis per impedire l’accesso alle nostre acque territoriali. Ma. Come sempre accade, strasbattendocene di tutto e di tutti, il pomeriggio del 26 giugno, la nave, governata dalla capitana #CarolaRackete, forza il blocco ed entra in acque italiane, con destinazione Lampedusa. “Li porto in salvo”, aveva detto. E infatti. La sequenza è questa. La Sea Watch 3, ferma da tre giorni al largo, decide di entrare in porto. La nave entra nel porto di poppa. La motovedetta della Gdf intima l’alt per ben tre volte. (Provateci voi a non fermarvi a un posto di blocco). La motovedetta si posiziona per impedire l’attracco, la nave si stringe verso la banchina e la motovedetta si muove per non rimanere schiacciata. Questa la ricostruzione. La nave entra in acque italiane e la capitana viene arrestata. “Avevano fame –aveva detto – minacciavano il suicidio”. Che ci posso credere. Li ho visti gli occhi di quei migranti che non hanno più sogni, né speranze, né desideri. Quegli occhi di chi sperava in un futuro migliore e invece è stato tradito da falsa accoglienza che con i profughi ci ha fatto i soldi. La capitana dice che l’ha fatto per necessità. Ma la procura la smentisce. Il procuratore capo Luigi Patronaggio dice: “Carola Rackete non ha agito in stato di necessità. Attraccata alla fonda aveva ricevuto, nei giorni precedenti, assistenza medica ed era in continuo contatto con le autorità militari per ogni tipo di assistenza”. Anzi non solo, la documentazione sequestrata sulla Sea Watch e i referti delle visite mediche dicono che i migranti erano in buone condizioni di salute. Inoltre la procura dice che la capitana con la sua manovra avrebbe di proposito schiacciato la motovedetta. Insomma una violazione dietro l’altra. Il divieto del Viminale, l’alt della Gdf e pure la posizione dell’Unione Europea. Di questa Europa totalmente incapace di gestire il fenomeno immigrazione che per anni ha fatto e continua a far piangere. La Corte europea dei diritti umani di Strasburgo aveva respinto il ricorso presentato da alcuni dei migranti a bordo al fine di sbarcare subito in Italia. E così capitana indagata per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, per violenza e resistenza contro una nave da guerra (la motovedetta non lo è, bisognerebbe capire se lì lo è) e per resistenza a pubblico ufficiale. E allora. Allora dovremmo chiedere alla capitana perché ha agito, perché ha deciso di andare contro l’Italia se non per creare uno scontro politico, perché ora, ora non va nemmeno bene che quelli che la domenica vanno a battersi il petto in chiesa e che al sabato sera portano la famigliola a mangiare biologico e vegano per la moglie e che ordinano vino bianco con il pesce e postano le foto di mangiate domenicali rotolando come maiali, non è nemmeno giusto che questi le diano della “troia”, della “zoccola”, della “puttana”, o che le venga augurato di essere violentata. “Sarai violentata dai tuoi negri”, aveva scritto uno. Addirittura quel genere umano non commestibile che l’ha insultata quando è scesa dalla nave aveva detto che poverino era ubriaco. Tanto in Italia va bene pure essere ubriachi. E quindi, quindi siamo arrivati alla fine, con una capitana tedesca, una nave battente bandiera olandese, una Ong tedesca che detta norme condizioni e necessità all’Italia. Con l’Olanda che si, dà ragione all’Italia ma sostanzialmente se ne sbatte, con il presidente tedesco che ci bacchetta e con la Francia, la Francia, la Francia, con la Francia che ci dà lezioni di buonismo e umanità. Lei. Lei con le sue vergognose scene di Ventimiglia, Bardonecchia e compagnia cantante. Ma poi. Poi come al solito le rotture di cazzi ce l’ha l’Italia, per poi scoprire la sera del 2 luglio che Carola è libera, che ha vinto la solidarietà, che ha vinto il diritto hanno detto i suoi legali, che il Pd ha attivato la raccolta fondi e che Carola è diventata pure socia onoraria dell’Arcigay.
Ecco a cosa serviva tutto questo.
E allora madre, madre, madre poveri quei migranti che hanno fame e che hanno sete e che stanno in balia di tutte le Carole in mare.
#sbetti