Lettera ai padri 


Dal diario di #Facebook del 5 ottobre 2017 

Ieri sono andata a un funerale. È morto un padre di famiglia. Allora guardavo i figli di quel padre sorreggersi e farsi forza. Seguire quel carro funebre come guidati da un padre che conduce la via. Perché questo fa un padre. Guida. Allora guardavo quel figlio avanzare con il busto in avanti, con quelle spalle ricurve verso il basso e con quegli occhiali che lasciavano trasparire quegli occhi pieni di pianto. 

Poi ho guardato l’altro figlio. Ha allargato le sue braccia e ha accolto sotto di sé il fratello e la mamma. Ha abbracciato e protetto i suoi cari. Come a dire: “Facciamoci forza, andiamo avanti, ci sono io qui con voi”. Già con voi. Come quando si condividono le feste, i momenti di gioia. I sorrisi, le soddisfazioni. Si sta sempre con qualcuno. Ecco. Ieri il parroco ha rispettato la volontà della famiglia che ha chiesto che a fine della cerimonia funebre venissero suonate le campane di festa e non di lutto. 

Era la seconda volta credo che mi capitasse. La prima era per il funerale della mia amica. Con musiche di festa e campane festose.Un bel modo per ricordarla, per ringraziarla, per dirle “grazie per essere passata di qua”. Per questa vita. 

E c’è una cosa che ieri più di tutte mi ha colpito. E che mi rimarrà sempre impressa. Che i figli di quel padre stanno tutti e due per diventare padri. Le compagne erano al funerale con quegli occhi pieni di pianto e con quella vita in grembo che mai conoscerà il nonno. 

Ma non importa. Non importa. Perché ogni volta che guarderanno i loro padri, vedranno impressi gli occhi del nonno. E non importa perché ciò che ora conta è che quei figli che hanno perso il padre, lo stanno per diventare. Saranno padri. Ed è questo il ciclo più bello del mondo. E ora tocca a loro condurre la via. #buonanottesbetti

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